Come ormai sapete, il mio è un blog in evoluzione, mi piace sperimentare e creare nuove rubriche.
Quella che nasce oggi mi è stata ispirata dal corso di Storia del costume che sto seguendo in università e devo ringraziare i miei collaboratori che mi aiuteranno in questa titanica impresa (soprattutto nella scelta dei video): mia mamma, nonna Bea, Melinda e MesserMalanova.
In cosa consiste questa rubrica dal titolo criptico, Le introvabili?
Consiste nell’associare la Storia alle canzoni, ai testi che hanno segnato il Novecento che è uno dei miei secoli preferiti.
Dalla fine del 1800 milioni di italiani per la maggior parte contadini, presero la nave per andare negli Stati Uniti d'America oppure in altri paesi in via di sviluppo e bisognosi di manodopera come l' America latina, il Canada e l' Australia.
I grandi flussi furono interrotti soltanto dalle due guerre mondiali e dalle restrizioni degli Stati Uniti, ma in ogni caso l’Italia vide più di un quarto della popolazione lasciare il paese.
C'era chi partiva solo, chi portava con se un familiare o tutta la famiglia e chi salpava con altri paesani.
Era di fondamentale importanza restare uniti e non perdersi mai di vista, neppure dopo essere scesi a terra: solo muovendosi in gruppo, abitando in gruppo nello stesso quartiere o nello stesso locale in disfacimento, andando a lavorare in gruppo e magari nello stesso cantiere, si poteva superare quel senso di solitudine e di smarrimento che gravava su ognuno di loro in quel paese così lontano e così diverso, di cui non conoscevano neppure la lingua.
Una delle canzoni più famose sull’immigrazione è Mamma mia dammi cento lire.
Una delle canzoni più famose sull’immigrazione è Mamma mia dammi cento lire.
La melodia esprime le illusioni e le ansie dei migranti italiani e delle famiglie in una tragica canzone che ha per sfondo le tragedie che spesso avvenivano in quegli anni quando le navi affondavano al largo dell’oceano Atlantico.
La protagonista è una ragazza che vuole andare a cercare fortuna in America, la madre è contraria ma i fratelli la convincono a lasciarla andare.
Purtroppo la nave affonda ed è l’anima della ragazza a chiudere la storia dicendo che avrebbe fatto meglio a dare ascolto alla madre e restare a casa, piuttosto che partire verso l’ignoto.
La canzone è l’adattamento di una ballata molto famosa, La maledizione della madreo La bella del re di Francia, scritta da un anonimo autore piemontese risalente alla fine del Quattrocento e riadattata nel corso dei secoli.
La canzone è l’adattamento di una ballata molto famosa, La maledizione della madreo La bella del re di Francia, scritta da un anonimo autore piemontese risalente alla fine del Quattrocento e riadattata nel corso dei secoli.
Nella ballata la madre non vuole che la figlia sposi il re di Francia, ma la ragazza disobbedisce e muore attraversando a cavallo un corso d'acqua.
Vedovela l'ha na fiétta,
bela biunda da maridé,
l'è passaje 'l re di Francia,
per sua spusa la va ciamé.
Sua mama da la finestra:
«La mia fiéta la veui pà dé».
Fratelino da su la porta:
«Mama mia, lassela andé».
Sua mama da la finestra:
«An drinta al mare t' pudeisse nié».
Quand l'è stàita riva del mare,
povra fija, s' buta tremé.
«Tente, tente, la mia spuseta,
a la sela dal me caval».
«O per tene che mi na tena,
la mia mama l'ha sentenssià».
La sentenssa d' sua mama
l'ha da esse la verità,
bela biunda, povra fija,
an drinta al mare l'è negà.
«Marinai della marina,
la mia spusa vurì pescà?»
L'han sercàla tre dì e tre neuit,
bela biunda l'han pì trovà.
bela biunda da maridé,
l'è passaje 'l re di Francia,
per sua spusa la va ciamé.
Sua mama da la finestra:
«La mia fiéta la veui pà dé».
Fratelino da su la porta:
«Mama mia, lassela andé».
Sua mama da la finestra:
«An drinta al mare t' pudeisse nié».
Quand l'è stàita riva del mare,
povra fija, s' buta tremé.
«Tente, tente, la mia spuseta,
a la sela dal me caval».
«O per tene che mi na tena,
la mia mama l'ha sentenssià».
La sentenssa d' sua mama
l'ha da esse la verità,
bela biunda, povra fija,
an drinta al mare l'è negà.
«Marinai della marina,
la mia spusa vurì pescà?»
L'han sercàla tre dì e tre neuit,
bela biunda l'han pì trovà.
Questo invece è il testo di Mamma mia dammi cento lire:
Mamma mia dammi cento lire
che in America voglio andar ...!
Cento lire io te li dò,
ma in America no, no, no.
che in America voglio andar ...!
Cento lire io te li dò,
ma in America no, no, no.
Mamma mia dammi cento lire
che in America voglio andar ...!
Cento lire le scarpette,
ma in America no, no, no.
che in America voglio andar ...!
Cento lire le scarpette,
ma in America no, no, no.
I suoi fratelli alla finestra,
mamma mia lassela andar.
Vai, vai pure o figlia ingrata
che qualcosa succederà.
Quando furono in mezzo al mare
il bastimento si sprofondò.
Pescatore che peschi i pesci
la mia figlia vai tu a pescar.
Il mio sangue è rosso e fino,
i pesci del mare lo beveran.
La mia carne è bianca e pura
la balena la mangerà.
Il consiglio della mia mamma
l'era tutta verità.
Mentre quello dei miei fratelli
l'è stà quello che m'ha ingannà.
Su consiglio di nonna Bea, i video scelti per questa canzone sono quattro: una versione è interpretata da Gigliola Cinquetti, un’altra da Orietta Berti, una dal Quartetto Cetra (per me, tutta gente del triassico) e una da un gruppo di ragazze che si chiama Le Mondine.