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Venite omofobi, facciamola finita (storia di un'altra mail molesta)

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Ciao Luglio, mentre io cerco casa con Etienne (fidati, è una querelle veramente molto difficile), Matteo Cattaneo colpisce di nuovo.
Se non ti dispiace uso questo nostro spazio di conversazione per parlarne un po’, anzi per rivolgermi direttamente a Cattaneo stesso.
Leggiamo insieme la sua mail (stronzate comprese perché io i suoi errori di merda non li metto a posto).


Ti scrivo per invitarti a partecipare a una nuova petizione su CitizenGO lanciata da La Manif Pour Tous Italia, che chiede al Governo italiano di fare ricorso contro la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo in cui si condanna l'Italia per il mancato riconoscimento del matrimonio gay.
Con la sentenza "Oliari" la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) ha condannato l'Italia perché non riconosce giuridicamente le coppie omosessuali con un istituto "sostanzialmente allineato al matrimonio", cioè con le cosiddette "unioni civili". Secondo la CEDU l'Italia ha violato l'art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, che protegge il "diritto alla vita privata e familiare" dei cittadini.
Ordinandoci di approvare le "unioni civili" - vere e proprie forme dimatrimonio gay a cui i Tribunali estenderebbero subito anche la possibilità di adottare bambini, violando il loro diritto di crescere con una mamma e un papà - la CEDU ha chiaramente superato i propri limiti, invadendo l'autonomia e la sovranità del nostro Stato.
Il sacrosanto diritto di condividere la propria vita con chi si preferisce può essere (e nei fatti in Italia spessissimo già è) tutelato conspecifiche norme di diritto privato, dall'assistenza sanitaria alla successione fino ai diritti patrimoniali, etc.
È inaccettabile che la Corte costringa l'Italia a imboccare la via che porta alla rottamazione del matrimonio e alla legittimazione di pratiche come l'utero in affitto.
La stessa Corte Costituzionale italiana ha stabilito nel 2014 che lo Stato ha il diritto di salvaguardare il matrimonio come mezzo di riconoscimento della famiglia quale società naturale tra un uomo e una donna, senza confonderlo minimamente con la questione delle unioni omosessuali, come oggi ci chiede invece di fare la Corte Europea.
Chiediamo pertanto al Governo italiano che sfrutti con determinazione la possibilità di ricorrere contro la sentenza della CEDU entro i termini previsti, perché sia tutelata l'autonomia legislativa dello Stato, la sovranità popolare e, in definitiva, la Costituzione della Repubblica italiana.


Dai Cattaneo che oggi ho proprio i coglioni girati male, cominciamo a parlare.
Innanzitutto “ti scrivo” te lo cacci nel di dietro insieme alla tua finta educazione.
Mi conosci?
No, allora il tu lo dai a tua sorella che lavora la sera a bordo marciapiede e dà pure il resto.

La CEDU ha superato i limiti?!
Allora, facciamo un brainstorming per dirla all’inglese: l’Italia fa parte dell’UE e fra le varie cose che ha accettato ha anche riconosciuto la sovranità della Corte di Strasburgo ben sapendo che tutto quello che riguarda i diritti dell’uomo è super partes e al di sopra di ogni singolo Stato.
Detto questo, è logico che parlando di diritti umani non esiste più “la nazione a sé” ma “l’insieme di nazioni facenti parte dell’UE che hanno liberamente sottoscritto e accettato la CEDU” perciò dire che la CEDU ha superato i limiti è un’enorme stronzata.

Il diritto di condividere la propria vita con chi si preferisce in Italia NON È in effetti tutelato dal diritto privato.
Ne è la prova il fatto che se due persone sono omosessuali, a parte intestare la casa al compagno/a (salvo parenti che poi magari reclamano la casa), non possono fare altro.
Il famoso contratto di convivenza esiste, ma nessuno lo applica e comunque non è parificato al matrimonio.
Cosa significa questo?
Che due uomini e due donne, “colpevoli” solo di amarsi, non si vedono riconosciuti diritti che per tutti gli altri cittadini eterosessuali sono invece riconosciuti e non si sa bene in virtù di che cosa.

È inaccettabile che la Corte costringa l'Italia a imboccare la via che porta alla rottamazione del matrimonio e alla legittimazione di pratiche come l'utero in affitto.
Cosa c’entra l’utero? Di questo non parlo nemmeno perché non ha niente a che vedere con la questione matrimonio.
Come se poi voi etero non ricorrete a questa “pratica barbara” pur di avere un figlio, ovviamente all’estero però.

Cattaneo parliamoci chiaro: il matrimonio fra etero è un’istituzione che è andata a puttane da anni e non per causa delle persone omosessuali.
Vi piace sposarvi dopo una scopata? Vi piace mettervi le corna? Vi piace gestire la coppia senza cognizione di causa?
Che cazzo c’entrano gli omosessuali con tutto questo?
Non è mica colpa di gay e lesbiche se divorziate, create le famiglie allargate, vi dimenticate dell’esistenza dei figli (o fate di peggio, ma tanto basta essere eterosessuali con licenza di uccidere la prole per essere bravi genitori) oppure li usate quando vi fanno comodo.
Sono decenni che fate questi giochini da idioti, l’istituzione giuridica (mica religiosa, Dio può finire nel cesso per quel che mi riguarda. Non mi stancherò mai di dirlo che la religione è solo una credenza personale, non c’entra un cazzo con la legge) del matrimonio l’avete rovinata con le vostre stesse mani.
Qual è la vostra paura, che una coppia omosessuale abbia una vita più felice della vostra?
Non me ne frega un cazzo Cattaneo, questi sono problemi tuoi e di tutti gli eterobigotti come te.

E in ultimo, dopo tutte le tue troiate, mi citi la Costituzione.
Ed è subito orgasmo, perché io mi diverto a massacrare i figli di madre dubbia come te con la Costituzione in mano.
Dai stronzo, fatti sotto!

Articolo 3 della Costituzione Italiana:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Di questo articolo ne ho già parlato con una cogliona tua pari, Giorgina detta Meloni.
Ti lascio il link al post, sperando che tu riesca sia a leggerlo che a capirlo, cosa di cui dubito visto il tuo QI praticamente nullo.

Articolo 29 della Costituzione Italiana:
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.

E qui invece ne parliamo, perché questo articolo voleva già modificarlo tempo fa un altro imbecille (La Russa, forse lo conosci).
Hai letto bene cosa dice?
Si parla di coniugi, di matrimonio e famiglia SENZA SPECIFICARE IL SESSO DELLE PERSONE. (l’ho scritto in grande perché così si capisce meglio)
Non c’è scritto uomo e donna, soltanto coniugi.
Dunque per coniugi si può intendere uomo e donna, uomo e uomo, donna e donna.
Adesso mi spieghi perché tu e tutti gli altri stronzi eterobigotti che la pensano come te continuano a insistere dicendo che è sbagliato e che soprattutto la Costituzione dice che gli omosessuali non devono avere nessun diritto.

Mi sa che tutti voi la Costituzione non l’avete letta, la usate solo per riempirvi la bocca e per mascherare tutto l’odio insensato che provate nei confronti dei vostri concittadini omosessuali.

Perciò ora te la faccio io una domanda, Cattaneo.
Perché ci odiate così tanto?
Spogliati della Costituzione, delle leggi che citi senza cognizione di causa e del tuo Dio del cazzo che usi come paravento.
Rispondi solo a questa domanda.

E intanto ricordati le parole pronunciate da Paola Concia: moltissimi dei Paesi che oggi hanno il matrimonio egualitario sono quasi tutti passati attraverso le leggi sulla Unioni Civili.
Sono state leggi che hanno sconfitto i pregiudizi e hanno fatto capire anche ai più riottosi e conservatori che non sarebbe cambiato nulla nella società se due omosessuali avessero avuto gli stessi diritti (e gli stessi doveri) degli eterosessuali.
Anzi, le società aperte e inclusive sono più ricche, economicamente e socialmente, e di questo se ne avvantaggiano tutti.

Considerazione banale, ma non scontata.



Buone vacanze a tutti, a presto :-)

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grazie al mio tecnico audio/video MesserMalanova

Buon viaggio
Che sia un'andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno
Che sia per sempre o un secondo
L'incanto sarà godersi un po' la strada
Amore mio comunque vada
Fai le valigie
E chiudi le luci di casa

Coraggio lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Non c'è niente di più vero
Di un miraggio
E per quanta strada ancora c'è da fare
Amerai il finale

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Chi ha detto
Che tutto quello che cerchiamo
Non è sul palmo di una mano
E che le stelle puoi guardarle
Solo da lontano

Ti aspetto
Dove la mia città scompare
E l'orizzonte è verticale
Ma nelle foto hai gli occhi rossi
E vieni male

Coraggio lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Che sei ci pensi siamo solo di passaggio
E per quanta strada ancora c'è da fare
Amerai il finale

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In fondo è solo un mare di parole
E come un pesce puoi nuotare solamente
Quando le onde sono buone
E per quanto sia difficile spiegare
Non è importante dove
Conta solamente andare
Comunque vada
Per quanta strada ancora c'è da fare
Amerai il finale

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Buon viaggio
Che sia un'andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno
E siamo solo di passaggio
Voglio godermi solo un po' la strada
Amore mio comunque vada
Buon viaggio

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Buon viaggio Fata!

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Eccomi ancora qui a scrivere in questo blog  anche se in realtà avevo preso in considerazione l’idea di chiuderlo definitivamente.
Questo periodo l’ho vissuto a rallentatore, spettatore impotente di un film orribile.
Tutto è cominciato con te che mi proponevi di passare insieme il fine settimana (avevi bisogno di tempo per prepararmi), dovevo partire con Etienne ma qualcosa nel tuo sguardo mi ha fatto cambiare idea.
Così abbiamo salutato tutti e siamo partiti senza una meta precisa, proprio come facevi tu da ragazza,  ma non siamo andati molto lontano.
Abbiamo parlato tanto, ci siamo raccontati, abbiamo riso e pianto e abbiamo costruito nuovi ricordi che si sono depositati nella mente, che hanno e avranno con il passare del tempo il potere di farmi sentire forte la tua presenza, di rivedere il tuo sorriso, i tuoi bellissimi occhi, il tuo caldo abbraccio, la tua essenza.
Sei sempre stata la mia Fata e non ero pronto a lasciarti andare, come si può essere pronti a lasciare andare chi ti è necessario come l’aria che respiri?!
Siamo stati complici, e molto di più, mi hai insegnato il valore dell’amicizia, la tolleranza, a non vergognarmi di quello che sono, che non esiste solo il bianco e il nero ma che ci sono miliardi di sfumature, ad essere una persona libera capace di pensare con la propria testa, a non accettare mai compromessi, mi hai insegnato a vivere.
Adesso sono come anestetizzato,  ma presto il dolore si insinuerà in ogni fibra del mio essere, diventerà feroce e straziante, mi leverà la pelle di dosso, mi piegherà e la rabbia arriverà a livelli esponenziali, fino al masochismo.
E proprio allora che percepirò la tua forza, il tuo profumo e quei ricordi costruiti insieme si trasformeranno nel tuo caldo e rassicurante abbraccio e mi terranno ancorato ancora per un pò  in questo mondo mentre tu sei già ritornata ad essere energia, parte del cosmo e della natura che hai sempre amato.
Ciao nonna Bea, ti voglio bene!


Cambiare tutto per non cambiare niente

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AVVISO: da quest'anno il blog subirà alcune modifiche.
Mi avvalerò dell'aiuto di alcuni collaboratori: Ray Man e MesserMalanova per quanto riguarda la musica e i video, Melinda Santilli come opinionista.
Se volete continuare a seguirmi mi farà solo piacere, altrimenti andrà bene lo stesso.
Xavier Queer

Post scritto da Melinda Santilli, collaboratrice e opinionista di questo blog.

Il lunedì è sempre stato un giorno difficile.
Ho passato anni di autoindottrinamento stile British per convincermi che non è poi così male, che alla fine è solo il secondo giorno della settimana (i Brits iniziano la settimana di domenica) e cose simili.
Poi ieri è andato tutto via come i rotoloni Regina.

Dopo 24 ore necessarie per riprendermi dal fisiologico shock eccomi qui per parlare del ddl sulle unioni civili LGBT.
Unioni di sto cazzo, oserei dire, visto che l’UE continua a bombardarci di multe e reprimende dal momento che l’Italia è l’unico paese che ancora non concede nemmeno un diritto ai suoi cittadini omosessuali.



Ecco qui cosa dice l’articolo che ha causato il mio profondo sconvolgimento:

È vero che si sta lavorando ad ipotesi di modifica, ma non è detto che siano modifiche a ribasso. Accetterò qualche modifica all'articolo 1 e 3 che invece che citare gli articoli del codice civile" che fanno riferimento al matrimonio "avrà un elenco di diritti. Nessuna grande riforma si fa chiudendo la porta in faccia a qualcuno".
L'ammissione arriva dalla relatrice del disegno di legge sulle unioni civili Monica Cirinnà. Le modifiche andranno ad eliminare qualsiasi riferimento nel testo di legge agli articoli del codice civile che regolano il matrimonio. Contattata due giorni fa dall'Huffington Post, la relatrice del ddl aveva smentito ipotesi di modifiche al suo testo. 

In sostanza cosa dice Monica Cirinnà?
Che se mai l’Italia farà un Decreto Legge per le unioni LGBT, queste NON saranno mai equiparate ai matrimoni e questo significa:

-nessuna tutela legislativa per le coppie omosessuali;
-nessun diritto all’adozione né alla fecondazione assistita (quindi niente figli).

In sostanza, citando il grande Tomasi di Lampedusa cambiare tutto per non cambiare niente.
La Cirinnà è il classico esempio di malgoverno italiano, parla tanto per poi restare sempre impantanata nella solita merda che rifila ai cittadini.
E Vatilandia intanto si prepara al Giubileo sulla Famiglia (oh, la vostra Mel si scatenerà).

Famiglia? Matrimonio eterosessuale?
Vi invito a riflettere sul matrimonio eterosessuale e su quanto sia sano con questo articolo che ho sempre raccolto sull’Huffington:

Qualcuno mi ha detto: "Il matrimonio aperto sembra una faticaccia! Non avrei neanche il tempo necessario da sacrificare per un rapporto del genere". Ma io sto dedicando tutta me stessa a questa "arte della relazione". Quando ami qualcosa te ne prendi cura, investendo il tuo tempo.
Aristotele ha detto "Siamo ciò che facciamo ripetutamente. L'eccellenza, quindi, non è un'azione, ma un'abitudine". Io voglio prendere l'abitudine di dedicare le mie energie all'amore, alla passione, al legame profondo con mio marito. Per me, tutto questo comprende anche andare a letto con altre persone.

Tirando le somme: fare la puttana (o il puttano, dipende poi dal sesso del coniuge) in giro significa conservare il senso della famiglia eterosessuale e insegnare alla progenie i valori importanti della vita.
Concedere a onesti cittadini omosessuali gli stessi diritti che la Costituzione garantisce a tutti gli italiani (ma ormai non garantirà più, visto che vogliono cambiare l’articolo 3 e usarlo come discriminante contro gli omosessuali) invece significa essere incivili e far sprofondare il paese nel turpe peccato.

Qualcosa non mi torna.
Volete sapere cosa ne penso?

Penso che fra poco vedremo Renzi affacciarsi sul balcone come faceva la Mascella anni prima di lui. 


Avviso ai naviganti : grazie a tutti!

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Grazie a tutti voi per il sostegno, è davvero difficile tornare alla “normalità” mi occorre ancora un po’ di tempo ma conto di esserci ancora.
Ringrazio Mel per l’ottimo lavoro che sta facendo!
Grazie ancora e a rileggervi presto!

Xavier


EXPO: perché no?

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Questo post è stato scritto da Melinda Santilli, collaboratrice e opinionista di questo blog.

Albero della vita

Ebbene sì, l’ho fatto anche io: finalmente sono andata all’EXPO!
Sabato 5 settembre ho preso armi e bagagli, la mia bella Frecciabianca e sono andata a Rho Fiera per visitare EXPO 2015 che è la seconda Esposizione Universale tenutasi a Milano dopo quella del 1906 (durante la quale venne inaugurato il Parco Sempione) e la prima in assoluto che per tema nutrire il pianeta, energia per la vita.

Com’è EXPO?
Devo dire che bisogna sfatare la storia delle navette.
Chiunque ha visitato il sito Milano EXPO sa che nella ricerca dei padiglioni e della mappa da stampare (se come me non ce l’avete fatta a trovarla keep calm che tanto al banco informazioni dell’ingresso Ovest -quello cui si accede dopo essere scesi dalla fermata della Metro Uno e attraversato circa 1 km di corridoio di collegamento colmo di spot Fiat- ve la danno senza problemi) viene consigliato di prendere le navette per spostarsi da un padiglione all’altro per colmare la grande distanza.
Assolutamente no!

Lasciate perdere le navette, prendete il Decumano (ah ecco, a scanso di ignoranza sappiate che il Decumano e il Cardo che corrisponde al Padiglione Italia sono un palese omaggio alla città di Roma) e andate a piedi che fare 1,5 km (lunghezza complessiva del Decumano e quindi lunghezza complessiva orizzontale dell’EXPO) non ammazza nessuno, inoltre si possono ammirare le installazioni artistiche di Dante Ferretti che omaggiano il cibo e vedere la sfilata di Foody e dei suoi amici.
Poi potete ammirare i cluster, i padiglioni e farvi un’idea di cosa visitare.
Mica male, no?

Cosa sono i cluster?
I clustersono aree tematiche basate su cibi specifici dove sono raggruppati i paesi produttori.
Ce ne sono diversi (cacao, caffè, zone aride, biomediterraneo, riso, cereali e tuberi, spezie, isole, mare e cibo) e li ho visitati tutti scoprendo così i segreti della produzione di questi prodotti, la loro storia e anche le ricerche che si stanno facendo per cercare di combattere il problema della malnutrizione e della scarsità di cibo nelle zone meno fortunate del mondo.

cluster delle spezie

I Padiglioni invece sono le aree dedicate ai singoli paesi partecipanti all’EXPO, dove viene presentato un tema differente.
Parliamo un po’ del Padiglione Italia.
Devo dire la verità, mi aspettavo di più e di meglio.
Essendo noi il paese che ospita EXPO, avrei voluto vedere una sovrabbondanza di cibo italiano (soprattutto delle nostre eccellenze regionali) in mostra e in vendita.
Purtroppo (e questa è stata una mancanza di quasi tutti i Padiglioni) il cibo in vendita era molto poco ed è stato un vero peccato in quanto stonava con la linea guida dell’esposizione.
Stendo un velo pietoso sulla Piazzetta Piacenza: vivendo a Piacenza, speravo in una piazzetta di qualità, con i salumi e i prodotti tipici del piacentino.
Non certo la “Polla” (l’asso di denari) gigante dove farsi una fotografia e le immagini di due salami esposti nella microstanza che costituisce la Piazzetta.
Ottimo invece il mercato Coldiretti, la mostra sul latte e il Grana Padano e anche le iniziative umanitarie come la Banca del Latte della Clinica Mangiagalli o la raccolta firme per impedire che passi la norma UE secondo cui non si dovrebbe più produrre il formaggio usando il latte fresco (vogliono usare il latte in polvere, aiuto!)
Voto? 6.5 su 10.

l'infame Polla

E ora la mia personalissima classifica dei padiglioni più brutti e più belli.

-Olanda: in assoluto il più brutto, ma brutto forte. Tutto all’aperto, è formato da due micropiscine che dovrebbero rappresentare Rotterdam e l’industria ittica fluviale, più banconi che vendono birra e panini.
Tema non ben compreso. Voto: non classificabile.

-Francia: ma i nostri cugini d’Oltralpe sborroni non potevano tirarsela anche questa volta? La Francia ha regioni eccellenti: Bretagna, Marsiglia, Borgogna, Normandia, Loira, l’area Parigina, Guascogna (e altre che non sto a elencare) con prodotti davvero gustosi.
Ovviamente niente assaggi e il tema qual è? Il riciclo.
Ma fanculè (Xavier perdono, so che sei mezzo francese ma qui ci vuole).
Voto: 2

la vache francese

-Germania: ho capito che leccare il deretano della Merkel è il secondo sport nazionale degli italiani (dopo il calcio, si intende) ma il padiglione Germania non è assolutamente all’altezza delle aspettative.
Anche qui birra, poche spiegazioni e niente di suggestivo.
Voto: parimerito con la Francia, 2

-Moldova: bello il tentativo di valorizzare con le danze questo piccolo paese semi sconosciuto.
Voto: 4 per lo sforzo.

-Messico: il paese del mais, almeno così si presentava. Mais non ce ne era (specie quello blu, dov’era?), però c’erano bellissime ossidiane in mostra (peccato non portarle via) e delle installazioni artistiche interessanti che accompagnavano la storia alimentare del paese.
Voto: 6, per l’assenza del signor Mais.

Messico

-Cina: è la prima volta che il paese del Dragone si presenta all’EXPO, quindi di strada ne ha ancora da fare.
Ottimo il pianterreno dove si racconta la storia del paese, del cibo e dell’arte.
Peccato per il piano superiore dove non si può vedere lo spettacolo teatrale per difficoltà tecniche non ben specificate.
Voto: 6.5

Ombrellini cinesi

-Belgio: benedette siano le patatine fritte belga, il secondo cibo edibile di tutto l’EXPO per chi come me è celiaco (questo ve la spiego dopo).
Il padiglione non è male, presenta anche la storia del cioccolato e le innovative culture idroponiche che servono a creare nuove piante senza inquinamento e con l’ausilio dei pesci (se volete sapere come funziona andate anche voi all’EXPO).
Voto:  7,5

la cultura idroponica

-Regno Unito: e bravi gli inglesi! Hanno presentato un progetto innovativo e molto utile per il pianeta: la salvaguardia e la cura delle api.
Costruito come un vero alveare e connesso wi fi all’alveare Reale di Nottingham, il padiglione spiega perché è essenziale preservare le api e inquinare di meno il pianeta.
Come diceva Einstein: se muoiono le api, sopravviveremo solo quattro anni.
Voto: 8

particolare dell'alveare

-Israele: mi è piaciuto proprio tanto. Raccontando la storia dell’Esodo, della Diaspora e anche della Shoah, il padiglione spiega la varietà di cibi della cultura israelita e anche le innovazioni nel campo della ricerca.
Voto: 9

-Thailandia: e solo per questo padiglione EXPO merita una visita.
La Thailandia è un padiglione bellissimo, ben costruito (l’unico che peraltro alla fine della visita vende i suoi prodotti alimentari) che racconta la storia del paese, del cibo e i progetti in corso.
Si viene così a sapere che nel 1961 questo paese era non solo succube della Cina, ma anche malato di obesità e improduttività.
Il Re però decise di cambiare le cose e dopo essersi liberato della Cina operò una politica lungimirante basata su: occupazione, agricoltura, crescita, innovazione, terziario, scienza, educazione, salute.
Il Re investì nel futuro.
Tuttora esistono 4900 progetti in corso per migliorare il paese e la salute dei suoi abitanti.
Pensate che la Thailandia è il paese più longevo, salutare e produttivo del mondo (dal 1980 si conta un aumento del 30% dell’occupazione, sempre in crescita), ha vinto un sacco di premi (Nobel compreso) e ama anche gli animali.
Qui ai bambini non si regala la Playstation, in Thailandia il primo giorno di scuola il Re affida loro un cucciolo di cui occuparsi per imparare a responsabilizzarsi.
Mica male!
Secondo me la Thailandia ha centrato in pieno tutti gli obiettivi EXPO, per questo è il solo padiglione che merita 10 e lode.

Naga, il drago della fertilità Thai

E ora le ultime impressioni.
Inutile qualsiasi campagna contro McDonald’s: esiste un’area dove mangiare i suoi prodotti, ma ce ne sono tante altre di multinazionli diverse che sponsorizzano EXPO (e che vendono schifezze pari a quelle di McDonald’s).
Ingiustificati quindi tutti i post che ho letto in giro dove si spara a zero senza cognizione di causa accusando Ronald McDonald di tutti i mali del mondo.

Peccato per il gluten free.
Non c’è niente che offra cibo senza glutine, eccetto le patatine fritte belga e un piccolo chioschetto che sta accanto al Brasile e che offre pochissimo.
Si poteva, anzi si doveva fare di più dal momento che la celiachia è la prima forma di allergia alimentare presente nel mondo.

Conclusioni: se volete visitare EXPO sentitevi liberissimi di farlo.
Prendetelo come una bella giornata spensierata per scoprire il mondo del cibo e rilassarvi un po’.
E ricordatevi: a fare gli intellettuali e sputare su EXPO non ci guadagnate niente, perché è un evento che non tornerà prima di un altro secolo.

Siate “frivoli” e divertitevi!

Particolare di un'installazione
di Dante Ferretti

11 Settembre 2001

Ipocriti ovunque

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Salve a tutti!
Grazie per il vostro sostegno e le vostre belle parole, perdere nonna Bea è stato un durissimo colpo e purtroppo mi ci vorrà davvero molto tempo per riprendermi.
Ho deciso però di non lasciare il blog, anzi sono tornato più stronzo di prima, senza peli sulla lingua.

Perciò riparliamo di quel deficiente di Matteo Cattaneo e del suo sito CitizenGo che promuove le più assurde petizioni.
L’ultima che mi è arrivata è questa (le stronzate grammaticali le ho lasciate così come erano, tanto per farvi capire con che razza di ignoranti ho a che fare).


Ti scrivo per metetrti(almeno scrivi “metterti”, imbecille) al corrente di una recente petizione creata su CitizenGO da La Manig Pour Tous Italia (questi pezzenti omofobi si chiamano Manif, per inciso) insieme a Age, Agesc, Giuristi per la Vita, Movimento per la Vita, Pro Vita, e Voglio la mamma.

Queste associazioni si sono mobilitate perchiedere(perché mai la spaziatura?) al Parlamento italiano di non approvare il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili.
Il tessuto sociale della famiglia italiana, già molto fragile e penalizzato economicamente e fiscalmente, rischia ora di subire ulteriori, profonde lacerazioni a causa del progetto di legge Cirinnà sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, attualmente all'esame del Senato.

Con questo progetto si prevede l'equiparazione di fatto dell'unione omosessuale alla famiglia naturale fondata sul matrimonio, riconosciuta come tale dalla Costituzione (art. 29).  L'unione omosessuale, infatti, verrebbe sancita di fronte all'ufficiale di stato civile alla presenza di testimoni e l'atto che ne fa fede contenuto in apposito registro.
I due partner godrebbero degli stessi diritti delle coppie sposate, ad eccezione dell'adozione (ma con garanzia della stepchild adoption, la possibilità cioè di adottare eventuali figli avuti da uno dei due partner dell'unione).

L'Europa, che non ci impone di legittimare i matrimoni gay, non potrebbe però avallare questo simil-matrimonio di serie B, rendendo inevitabile la sua equiparazione al matrimonio per via giudiziaria, sulla base di un principio di non discriminazione, anche per quanto riguarda le adozioni.
Per lo stesso principio sarebbe poi inevitabile permettere alla coppia gay anche l'accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita che, a causa degli ovvi impedimenti di natura, non potrebbe essere che di tipo eterologo, con ricorso, nel caso dei partner di sesso maschile, anche alla pratica abominevole dell'utero in affitto.
Tutto questo mentre a distanza di 7 mesi dalla sua approvazione in legge di stabilità non si riesce ancora ad assicurare il bonus di 1000 euro previsto per le famiglie con almeno 4 figli che dispongono di un reddito inferiore agli 8.500 euro. Mentre cioè si apre a discutibili diritti, non si riesce a garantire non già giustizia fiscale per tutte le famiglie, ma neanche un assegno di povertà per le famiglie più indigenti.
Il progetto di legge Cirinnà rischia pertanto di dare una definitiva spallata culturale e valoriale alla famiglia naturale, tutelata dalla Costituzione in quanto luogo dove nascono, crescono e sono educati i figli, il futuro del nostro popolo.


Ma da dove cominciare, per dindirindillina?
Partiamo dall’articolo 29 della Costituzione che conosco a memoria:
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.
Adesso mi si dica dove cazzo si legge la parola “eterosessuale” qui dentro.
C’è scritto solo “matrimonio” e siccome l’articolo 3 della Costituzione dovrebbe garantire gli stessi diritti a tutti i casi sono due:
-la Costituzione non l’ha capita nessuno;
-il governo italiano sta attuando una sistematica e ingiustificata discriminazione verso i cittadini omosessuali andando contro la Costituzione.

Siccome l’Italia si trova nel secondo caso, allora ben vengano le mazzate dell’UE e qui andiamo all’immenso paragrafo che ho segnato in rosso e che vi riporto:
l'Europa, che non ci impone di legittimare i matrimoni gay, non potrebbe però avallare questo simil-matrimonio di serie B, rendendo inevitabile la sua equiparazione al matrimonio per via giudiziaria, sulla base di un principio di non discriminazione, anche per quanto riguarda le adozioni.
Questo paragrafo è una tautologia, un serpente che si morde la coda.
L’UE impone giustamente i matrimoni gay, perché se l’Italia vuole fare parte della tanto decantata Unione Europea deve accettare il fatto che l’UE non accetta più intolleranze, violenze e discriminazioni gratuite verso tutti i suoi cittadini a prescindere dal paese in cui sono nati.
E il “semi matrimonio” raffazzonato all’italiana non è accettabile.

Che male c’è a riconoscere a due persone dello stesso sesso il diritto di essere sposate e di avere/adottare dei figli?
Cosa potrà mai succedere a un bambino adottato da una coppia omosessuale?
Vi cito questo articolo inerente una ricerca effettuata lo scorso anno dall’OMS in Australia:

Secondo un recente studio – che è anche il più grande mai realizzato al mondo sull’argomento – i figli e le figlie di genitori dello stesso sesso hanno un maggior stato di salute e benessere rispetto alla media dei loro coetanei.
Lo studio è stato condotto a partire dal 2012 da un gruppo di ricercatori dell’università di Melbourne, in Australia, su 315 genitori (80 per cento donne, 18 per cento uomini e 2 per cento di altro genere) e su 500 bambini tra zero e diciassette anni, con l’obiettivo di misurare il loro stato di salute, ossia il loro benessere fisico, mentale e sociale.
Lo studio si basa sulla definizione di “salute” data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, intesa non semplicemente come “assenza di malattia o infermità”.

E poi vi consiglio di leggere questo post scritto da Elsa March del blog we are (not) family che di recente si è iscritta al mio blog.
Dopo anni di attesa lei e sua moglie Anna avranno una bambina.
In che modo, ricorrendo “all’aberrante pratica dell’inseminazione” come l’ha definita Matteo Cattaneo?
No, adotteranno una bambina di Calcutta, uno di quei piccoli esserini che le brave coppie etero stile Mulino Bianco non vogliono perché non sono “bianchi e perfetti”.
E la bambina di Elsa e Anna crescerà amata e benvoluta, alla faccia di chi la pensa come Matteo Cattaneo e la Manif di sto cazzo.

Poi la lettera procede con cose assurde come questa:
il tessuto sociale della famiglia italiana, già molto fragile e penalizzato economicamente e fiscalmente, rischia ora di subire ulteriori, profonde lacerazioni a causa del progetto di legge Cirinnà sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso.
Lasciate che vi dica una cosa: se il tessuto familiare italiano fa schifo, la colpa non è certo degli omosessuali.
Finché mammina Mulino Bianco ignorerà i figli per fare la dodicenne a sessant’anni e andare a caccia di cazzi giovani, finché papino Mulino Bianco si scoperà ragazze più giovani delle sue figlie e finché queste famigliole allegre cresceranno a “pane, Dio, menzogne e discriminazioni” non si andrà molto lontano.
La sacralità della famiglia Mulino Bianco mi ha davvero stancato.
(e poi basta dare agli omosessuali la colpa di tutto, adesso anche se il piccione caga storto è colpa degli omosessuali!)

E non è nemmeno colpa degli omosessuali se le famiglie etero con 4 figli non prendono i 1000 euro.
Punto primo: ma siamo in quasi 8 miliardi, che cazzo scopate ancora come ricci?
Avete voluto 4 figli? Bene, adesso manteneteli: sono cazzi vostri.
Punto secondo: preferisco che i mille euro vadano a chi ne ha sul serio bisogno in questo momento.
Per esempio a bambini di 3 anni che così evitano di morire sulla spiaggia nella più totale indifferenza della brava gente stile Manif di sto cazzo.

Ecco, visto che i membri di queste associazioni sono tutti ferventi credenti, mi viene da scrivere un’ultima considerazione.

Il vostro God potrà anche disprezzare gay e lesbiche perché “contro natura”, ma cosa penserà di tutte quelle brave persone che si sono girate dall’altra parte di fronte a un bambino morto?



Urlo, il libro che sconvolse il mondo

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Si può mettere sotto processo un libro?
Senza dubbio penserete che sia qualcosa di molto medievale (o anche nazista, visto che avevano pure loro l’hobby di dare fuoco ai libri, caproni ignoranti).
Invece accade ancora, persino in questi tempi “moderni” che di moderno hanno molto poco.
Il libro di cui voglio parlarvi oggi è un’opera caposaldo di una generazione, la Beat generation.

Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla
follia, affamate isteriche nude,
trascinarsi nei quartieri negri all'alba
in cerca di un sollievo astioso,
alternativi dalle teste d'angelo in fiamme per l'antica celeste
connessione con la dinamo stellata nel meccanismo
della notte...

Nel 1955, a San Francisco, esisteva un movimento letterario, chiamato Poetry Renaissance of San Francisco dove giovani artisti e scrittori cercavano di cambiare il mondo facendo sentire le proprie voci.
Durante una serata un po’ piovosa di settembre del 1955, un certo Allen Ginsberg decise di leggere per la prima volta la sua opera.
Parlò con Kenneth Rexroth (il capo del movimento) di organizzare una serata letteraria in una piccola galleria d'arte chiamata Six Gallery, nei pressi dell'Embarcadero.

Rexroth accettò di presentare i poeti e Allen scelse Michael McClure, Philip Lamantia, Gary Snyder e Philip Wallen oltre che se stesso e Kenneth Rexroth.
Erano presenti più di cento persone della comunità bohèmienne di San Francisco, della Marina County e della Bay Area fra cui Jack Kerouac, grande amico di Ginsberg (per chi non lo sapesse, fu Ginsberg a trovargli l’editore che avrebbe pubblicato On the road).
Quando Ginsberg si lasciò trasportare dalla lettura di Urlo, come se cantasse un inno, emozionato fino alle lacrime, successe un pandemonio.
Fu un successo assoluto, qualcosa di totalmente inatteso.

Lawrence Ferlinghetti mandò Urlo all'editore inglese Villiers che lo pubblicò entusiasta.
Ma il pubblico conservatore e puritano della West Coast non fu altrettanto entusiasta dell’opera.
Nel 1957 fu aperto un processo per oscenità nei confronti dell'editore Lawrence Ferlinghetti.
Ma il fulcro del processo, di cui giornali famosi come Life, Times e Evergreen parlarono ampiamente, quale fu in realtà?
Poteva un libro creare sul serio tanto turbamento?
Sì, se il libro in questione affrontava argomento scomodi come:

-la distruzione della società capitalista divorata da droghe, progresso, guerra, autodistruzione e consumismo sfrenato;
-il sesso senza veli;
-l’omosessualità;
-la pazzia e la vita indecente dei manicomi;
-la disgregazione dei giovani.

Perché questo era il vero problema del processo.
Si poteva consentire a un libro rivoluzionario di girare, di smuovere le coscienze assopite dei giovani costretti a combattere e morire in nome della guerra, del conformismo e del progresso?
Molti testimoniarono a favore e sfavore del libro, ma alla fine il giudice Clayton Horn decretò che censurare Urlo sarebbe stato molto peggio che continuare a farlo circolare.
Per lui bloccare le idee era deleterio, simbolo di una società arretrata e non libera.
E fu così che Urlo continuò a essere pubblicato e letto, insieme a tutte le grandi opere di Allen Ginsberg che morì serenamente nel 1997 accanto all’amatissimo compagno Peter che si spense tredici anni dopo di lui.


Ma cos’è Urlo?
Dare un’interpretazione oggettiva è sul serio impossibile, perciò cercherò di dirvelo con le mie parole, così come l’ho sentito io.

Questo poema è un viaggio dentro Ginsberg e dentro le coscienze dei suoi amici e dentro la coscienza dell'essere umano.
È un viaggio personale che diventa il viaggio di tutti.
Ginsberg guarda nel profondo della società, delle singole persone e crea qualcosa di straordinario nella sua crudele verità, nel suo essere poetico ma brutale e scarno al tempo stesso.
Ridurre la poesia di Ginsberg a forma di protesta sociale, come l’avevano definita durante il processo, minimizza la grandezza di questo autore.
Allen Ginsberg è stato un precurosore dei tempi e li ha adattati a se stesso, è lui che insieme a Kerouac ha creato la Beat Generation, quella generazione che viveva in modo decadente a tempo di jazz ribellandosi al conformismo e alla massa senza sapere se ci sarebbe stato un domani.
Quella generazione che grazie al talento di chi vi ha aderito vivrà per sempre nelle pagine di capolavori assoluti.
Leggere per credere.
Ditemi se il Moloch del 1955 non è lo stesso Moloch di oggi, quella maledetta società sanguisuga che cerca di ammazzarci con il suo giogo fatto di ipocrisia e perbenismo, di progresso e morte, di eterno conformismo.

Moloch! Moloch! Incubo di Moloch!
Moloch il senza amore!
Moloch Mentale!
Moloch il grande giudicatore di uomini!
Moloch il carcere incomprensibile!
Moloch prigione senz'anima ossa in croce e Congresso di dolori!
Moloch i cui edifici sono sentenze!
Moloch la vasta pietra della guerra!
Moloch i governi stupefatti!
Moloch la cui mente è puro meccanismo!
Moloch il cui sangue è denaro che corre!
Moloch le cui dita sono dieci eserciti!
Moloch il cui petto è una dinamo cannibale!
Moloch il cui orecchio è una tomba fumante!
Moloch i cui occhi sono mille finestre schermate!
Moloch i cui grattacieli si ergono nelle lunghe strade come innumerevoli Geova!
Moloch le cui fabbriche sognano e stridono nella nebbia!
Moloch i cui fumaioli e antenne coronano le città!

(immagine proveniente dal sito Lestaret)

E così Ginsberg divenne un faro della cultura americana.
Ma in Europa?
Sapete che quando si dice Allen Ginsberg sono ancora pochissimi a sapere chi sia e cosa ha fatto?
Sapete che viene bandito dalle scuole perché era gay e che i suoi libri sono quasi introvabili?
Persino il bellissimo film capolavoro con James Franco (unico, impareggiabile e straordinario nell’interpretare fino in fondo e senza paura il personaggio di Ginsberg), Urlo, uscito nel 2010 è passato in sordina.
Perché?
Perché il pensiero libero fa paura, dà fastidio, perché il pensiero non può essere arginato.
E questo cosa significa, che Moloch ha vinto?
Io dico di no, fintanto che qualcuno con un libro un mano e un’idea in testa salirà sulle torri fumanti del progresso e lancerà contro il mondo il suo urlo avremo ancora una speranza.
Allen Ginsberg insegna.

Urlo (Allen Ginsberg)

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Questo è il testo completo del poema "Urlo" scritto da Allen Ginsberg di cui ho parlato nel post di settimana scorsa.
Buona lettura!



Parte uno

A Carl Solomon 

Ho visto le migliori menti della mia generazione
distrutte dalla follia, affamate isteriche nude,
trascinarsi nei quartieri negri all'alba
in cerca di un sollievo astioso,
alternativi dalle teste d'angelo in fiamme
per l'antica celeste connessione con la dinamo stellata
nel meccanismo della notte, 

che in povertà e stracci e occhi vuoti e fatti sedevano
fumando nell'oscurità soprannaturale
di appartamenti con acqua fredda galleggianti
 tra le cime delle città
contemplando il jazz, 

che esponevano i cervelli al Cielo sotto l'El
e vedevano angeli maomettani barcollare
illuminati su tetti condominiali,
che attraversavano università  con freddi occhi splendenti
allucinando l'Arkansas e la tragedia della Blake light
fra gli studiosi della guerra, 

che venivano espulsi dalle accademie per estremismo
e pubblicazione di odi oscene sulle finestre del cranio,
che si annidavano in stanze non sbarbate in mutande,
bruciando i loro soldi in cestini dei rifiuti e ascoltando
il Terrore attraverso il muro, 

che venivano perquisiti nelle barbe pubiche
tornando via Laredo con una cintura di marijuana per New York,
che mangiavano fuoco in alberghi riverniciati
o bevevano trementina a Parco Paradiso, morte,
o purgatoriavano i propri busti notte dopo notte
con sogni, con droghe, con incubi a occhi aperti,
alcol e cazzo e palle infinite,
incomparabili vicoli ciechi di nuvola vibrante
e fulmine nella mente scagliata verso i poli
di Canada e Paterson,

che illumina tutto l'immoto mondo del Tempo in mezzo,
solidità di Peyote di saloni, albe di cimitero
dell'albero verde del cortile, ubriachezza di vino sui tetti,
borghi commerciali di giretto da fumati
semaforo lampeggiante al neon, vibrazioni di sole e luna
e albero nelle ruggenti foschie invernali di Brooklyn,
proclami Ashcan e luce mentale di re gentile, 

che si incatenavano a metropolitane per l'interminabile
corsa da Battery al benedetto Bronx sotto benzedrina
finchè il rumore di ruote e bambini li faceva scendere
tremanti con la bocca convulsa e abbattuti il cervello inaridito
tutti drenati di splendore nella sconfortante luce di Zoo, 

che si immergevano tutta la notte in luce sottomarina di Blickford's
emergevano e sedevano a smaltire la birra svaporata dopo
mezzogiorno in un desolato Fugazzi's, ascoltando il frastuono
d'inferno dal juke box a idrogeno,
che parlavano senza interruzione settanta ore da parco
a casa, al bar, a Bellevue a museo al Ponte di Brooklyn,

battaglione disperso di conversazionalisti platonici
che saltavano fuori da scalinate, da uscite di sicurezza,
da davanzali dall'Empire State dalla luna,
chiacchiericciando strillando vomitando sussurrando fatti
e ricordi e aneddoti e pugni nell'occhio
e traumi di ospedali e carceri e guerre,
interi intelletti degurgitati in flusso di coscienza
per sette giorni e notti con occhi brillanti,
carne per la Sinagoga gettata sul pavimento, 

che svanivano nel nulla Zen New Jersey lasciando una
pista di ambigue cartoline illustrate dell'Atlantic City Hall,
soffrendo calure orientali e artriti Tangerine
e emicranie della Cina durante astinenze da roba
in una camera squallidamente arredata di Newark,
che giravano e giravano a mezzanotte
nello spiazzo della ferrovia domandandosi dove andare,
e andavano,
senza spezzare nessun cuore, 

che accendevano sigarette a camionate camionate camionate arrancando nella neve verso fattorie solitarie
nella notte del nonno,
che studiavano Plotino Poe San Giovanni della Croce telepatia
e bebop cabbala perche il cosmo vibrò
istintivamente ai loro piedi in Kansas, 

che si aggiravano solitari per le strade dell'Idaho
cercando angeli indiani visionari che fossero angeli indiani visionari,
che pensavano di essere solo pazzi quando Baltimora
risplendette in estasi soprannaturale,
che saltavano in limousine con il Cinese dell'Oklahoma
ispirati dalla pioggia invernale di semaforo di paesino
a mezzanotte, 

che si aggiravano affamati e soli per Houston
cercando jazz o sesso o zuppa,
e seguirono lo spagnolo brillante per conversare sull'America
e l'Eternità, un'impresa disperata,
e così si imbarcarono per l'Africa, 

che sparivano nei vulcani del Messico lasciando
dietro di sè nient'altro che l'ombra dei jeans
e la lampada lava e cenere di poesia
sparpagliata nel camino Chicago,
che riapparivano nel West investigando sull'FBI
in barbe e pantaloncini
e grandi occhi pacifisti sexy
con la loro pelle abbronzata mentre
distribuivano incomprensibili volantini, 

che si procuravano bruciature di sigarette sulle braccia per protesta
contro foschia narcotica di tabacco del Capitalismo,
che distribuivano pamphlet  Supercomunisti
a Union Square piangendo e spogliandosi
mentre le sirene di Los Alamos li lamentavano via,
e lamentavano via Wall,
e il traghetto di Staten Island pure si lamentava, 

che scoppiavano in lacrime nella palestra bianca
nudi e tremanti di fronte al meccanismo di altri scheletri,
che mordevano ispettori sul collo e strillavano con gioia
in macchine della polizia per non aver commesso alcun crimine
salvo la propria pederastia in selvaggia ebollizione e intossicazione,
che ululavano in ginocchio nella metropolitana e venivano
trascinati via dal tetto agitando genitali e manoscritti, 

che si lasciavano fottere in culo da motociclisti santi,
e urlavano di gioia,
che pompavano e venivano pompati da quei serafini umani,
i marinai, carezze dell'Atlantico e amore Caraibico,
che scopavano la mattina la sera in giardini
di rose ed erba di parchi pubblici e
cimiteri spargendo il loro seme liberamente
per chiunque volesse venire,
che singhiozzarono all'infinito provando a ridacchiare
ma se la cavarono con un gemito
dietro un separè di un bagno turco
quando il biondo e nudo angelo venne a infilzarli con la spada, 

che perdevano i ragazzi per le tre vecchie maledizioni del destino
la maledizione con un occhio solo del dollaro eterosessuale
la maledizione con un occhio solo che ammicca dall'utero
e la maledizione con un occhio solo che non fa nient'altro
che star seduta tutto il giorno a tagliare i fili d'oro
intellettuali del telaio dell'artigiano, 

che copulavano estatici e insaziabili con una bottiglia di birra,
un fidanzatino, un pacchetto di sigarette,
una candela e cadevano giù dal letto,
e continuavano sul pavimento e nel soggiorno
e finivano collassati sul muro
con una visione di troiaggine perfetta e orgasmo 

che eludeva l'ultimo sprazzo di coscienza,
che addolcivano le fiche di un milione di ragazze tremanti
al tramonto, e avevano gli occhi rossi la mattina
ma erano preparati ad addolcire la fica del sole nascente,
chiappe balenanti nei fienili e nude al lago,
che andavano a puttane per il Colorado in una miriade
di auto civette rubate.

Neal Cassady eroe segreto di questi versi,
amatore e Adone di gioia di Denver
alla memoria delle sue innumerevoli trombate di ragazze
in parcheggi vuoti e retri di tavole calde,
sedili traballanti di cinema,
su cime di montagne in grotte
o con cameriere ossute in sollevamenti di sottane solitarie
ai bordi di strade familiari
e specialmente solipsismi segreti
di gabinetti di stazioni di servizio
e pure parchi di paese natio, 

che sfumavano via in vasti film sordidi, erano sostituiti
nei sogni, si svegliavano a un inatteso Manhattan,
e si tiravano fuori da sottoscala
intossicati di tocai senza cuore
e orrori di sogni di ferro da Terza Strada
e vagavano verso uffici di disoccupazione, 

che camminavano tutta la notte con le scarpe piene di sangue
sulle banchine di neve aspettando
che una porta dell'East River si aprisse
su una stanza piena di vapore e oppio,
che creavano grandi drammi suicidi sui cornicioni
d'appartamento dell'Hudson sotto il riflettore blu
da coprifuoco della luna
e le loro teste saranno incoronate con l'alloro nell'oblio, 

che mangiavano lo stufato d'agnello dell'immaginazione
o digerivano il granchio sul fondo fangoso dei fiumi di Bowery,
che piangevano per la dolcezza delle strade
spingendo carrelli pieni di cipolle e cattiva musica,
che sedevano in scatole respirando nell'oscurità sotto il ponte,
e si alzavano per costruire clavicembali nelle loro stanze,

che tossivano al sesto piano di Harlem coronata di fiamme
sotto il cielo tubercoloso circondati
da casse arancioni di teologia,
che scribacchiavano tutta la notte
completamente esaltati per sublimi
incantesimi che nel giallo mattino erano
strofe di spazzatura,
che cucinavano animali fradici
polmoni cuore zampe coda borsht e tortillas
sognando il puro regno vegetale,
che si infilavano sotto camion della carne in cerca di un uovo, 

che lanciavano gli orologi giù dal tetto
per esprimere il proprio voto per un Eternità al di fuori del Tempo,
e delle sveglie gli caddero sulla testa
ogni giorno per il decennio successivo, 

che si tagliarono i polsi per tre volte in successione
senza successo, ci rinunciarono
e furono costretti ad aprire negozi di antichità
dove credettero di stare invecchiando e piangevano, 

che furono bruciati vivi nei loro innocenti completi di flanella
su Madison Avenue fra esplosioni di versi plumbei
e il clangore corazzato dei reggimenti della moda
e gli squittii alla nitroglicerina delle
fatine della pubblicità
e il gas tossico di sinistri editori intelligenti,
o furono investiti dai tassisti ubriachi della Realtà Assoluta, 

che saltarono giù dal Ponte di Brooklin,
questo è successo veramente,
e se ne andarono via ignoti e dimenticati
nel labirinto spettrale della zuppa di vicoli
di Chinatown e camion dei pompieri,
nemmeno una birra gratis, 

che cantavano dalle finestre disperati,
cadevano dal finestrino della metropolitana,
saltavano sul lurido Passaic,
scavalcavano negri, gridavano per tutta la strada,
danzavano su bicchieri di vino rotti a piedi scalzi,
frantumavano dischi fonografici di jazz tedesco
dei nostalgici anni Trenta europei,
finivano il whisky e vomitavano rumorosamente
nella maledetta tazza del cesso,
gemiti nelle orecchie
e l'esplosione di colossali fischi di vapore, 

che sfrecciavano sulle autostrade del passato
viaggiando verso la fuoriserie,
Golgota dell'altro veglia in solitudine di prigione
o incarnazione jazz di Birmingham,
che guidavano per i campi settantadue ore per scoprire
se io ho avuto una visione o tu hai avuto una visione
o lui ha avuto una visione per scoprire l'Eternità, 

che visitarono Denver,
che morirono a Denver,
che tornarono da Denver
e aspettarono invano,
che si occuparono di Denver
e incubarono
e furono soli a Denver
e infine se ne andarono per scoprire il Tempo,
e ora a Denver mancano molto i suoi eroi, 

che caddero in ginocchio in cattedrali irrecuperabili
pregando per la salvezza dell'altro e luce e tette,
finchè l'anima si illuminava il pelo per un secondo,
che si spaccavano la testa in prigione
aspettando criminali impossibili con teste d'oro
e il fascino della realtà nei cuori
che cantassero dolci blues di Alcatraz, 

che si ritirarono in Messico per coltivare un vizio,
o sulle Montagne Rocciose per intenerire Buddha
o a Tangeri per i ragazzi
o nel Sud del Pacifico per la locomotiva nera
o a Harvard per Narciso,
 a Woodlawn alla collana di margherite o alla tomba,
che esigevano test sanitari
accusando la radio di ipnotismo
e restavano con la loro demenza
e le loro mani e la corte divisa, 

che lanciavano insalata di patate
ai relatori del College di New York sul Dadaismo
e succesivamente si presentavano
sui gradini di granito del manicomio
con teste rasate e discorsi carnevaleschi di suicidio,
richiedendo lobotomia immediata,
e che ricevevano invece il vuoto solido dell'insulina,
Metrazolo, elettricità, idroterapia, psicoterapia,
terapia occupazionale, pingpong e amnesia

che per seria protesta capovolsero simbolicamente
un unico tavolo da pingpong,
riposando brevemente in catatonia,
ritornando anni dopo veramente calvi
a parte una parrucca di sangue,
e lacrime e dita,
al destino visibile di pazzo delle guardie delle città manicomio dell'Est,
le fetide sale del Pilgrim State, di Rockland e di Greystone,
bisticciandosi con gli echi dell'anima,
scatenandosi nella solitudine panca dolmen impero
dell'amore a mezzanotte,
sogno di vita un incubo, 
corpi mutati in pietra pesanti come la luna,
con mamma finalmente.

E l'ultimo fantastico libro
lanciato fuori dalla finestra del locale,
e l'ultima porta chiusa alle quattro del mattino
e l'ultimo telefono sbattuto contro il muro per risposta
e l'ultima stanza arredata svuotata fino all'ultimo mobile mentale,
una rosa gialla di carta arrotolata 
su una gruccia di fil di ferro nell'armadio,
e persino quella immaginaria,
niente altro che uno speranzoso pezzettino di allucinazione. 

Ah, Carl, finchè non sei al sicuro neanch'io sono al sicuro,
e ora sei proprio nel completo brodo animale del tempo
e chi dunque corse per le strade ghiacciate
ossessionato da un improvviso balenio
dell'alchimia dell'uso dell'ellissi
il catalogo il metro e il piano vibrante,
che sognò e realizzò brecce umanizzate in Tempo e Spazio
grazie a immagini giustapposte,
e intrappolò l'arcangelo dell'anima
tra due immagini visive
e unificò i verbi elementari e conciliò il nome
e l'insorgere della coscienza
saltando con la sensazione di Pater Omnipotens Aeterna Deus
per ricreare la sintassi e la misura della povera prosa
umana e apparire davanti a te muto e intelligente
e tremante di vergogna, respinto eppure
confessandosi l'anima per conformarla
ai ritmi del pensiero nella sua nuda testa infinita,
il barbone matto e battito d'angelo nel Tempo, sconosciuto,
eppure mettendo giù qui quanto potrebbe rimanere
da dire nel tempo dopo la morte, 

e sorse reincarnato nei panni spettrali del jazz
nell'ombra di corno dorato della banda
e soffiò le sofferenze d'amore della nuda mente dell'America
in un eli eli lamma lamma sabachtani,
grido di sassofono che fece rabbrividire le città
fino all'ultima radio
con il cuore assoluto del poema della vita,
macellato dai loro stessi corpi
buono da mangiare per mille anni.

Parte due

Quale sfinge di cemento e alluminio
gli ha spaccato il cranio e ha mangiato
i loro cervelli e la loro immaginazione?

Moloch! Solitudine! Sporco! Bruttezza!
Ashcan e dollari irraggiungibili!
Bambini urlanti sotto trombe delle scale!
Ragazzi che gemono negli eserciti!
Vecchi che piangono nei parchi! 

Moloch! Moloch!
Incubo di Moloch!
Moloch il senza amore!
Moloch Mentale!
Moloch il grande giudicatore di uomini!
Moloch il carcere incomprensibile!

Moloch prigione senz'anima ossa in croce e Congresso di dolori!
Moloch i cui edifici sono sentenze!
Moloch la vasta pietra della guerra!
Moloch i governi stupefatti!
Moloch la cui mente è puro meccanismo!
Moloch il cui sangue è denaro che corre!
Moloch le cui dita sono dieci eserciti!
Moloch il cui petto è una dinamo cannibale!
Moloch il cui orecchio è una tomba fumante! 

Moloch i cui occhi sono mille finestre schermate!
Moloch i cui grattacieli si ergono nelle lunghe strade
come innumerevoli Geova!
Moloch le cui fabbriche sognano e stridono nella nebbia!
Moloch i cui fumaioli e antenne coronano le città!
Moloch il cui amore è infinito olio e pietra!
Moloch la cui anima è elettricità e banche!
Moloch la cui povertà è lo spettro del genio!
Moloch il cui destino è una nuvola di idrogeno asessuato!
Moloch il cui nome è la Mente! 

Moloch nel quale siedo solitario!
Moloch nel quale sogno Angeli!
Pazzia nel Moloch!
Bocchinaro nel Moloch!
Senzamore e senzauomo nel Moloch!
Moloch che è penetrato presto nella mia anima!
Moloch nel quale sono coscienza senza corpo!
Moloch che mi ha terrorizzato via dalla mia estasi naturale!
Moloch che io abbandono!

Svegliati Moloch!
Luce che urla dal cielo!
Moloch! Moloch!
Appartamenti robot!
Sobborghi invisibili!
Tesori di scheletri!
Capitali cieche!
Manifatture diaboliche!
Nazioni spettrali!
Manicomi invincibili!
Cazzi di granito!
Bombe mostruose! 

Si sono rotti la schiena per sollevare Moloch al Cielo!
Pavimenti, alberi, radio, tonnellate!
Sollevando la città al Cielo che esiste ed è dappertutto attorno a noi!
Visioni!
Presagi!
Allucinazioni!
Miracoli!
Estasi!
Portati via dal fiume americano! 

Sogni!
Adorazioni!
Illuminazioni!
Religioni!
L'intero bastimento di stronzate emotive!
Cambiamenti radicali!
Al fiume!
Capriole e crocifissioni!
Via con la corrente! 

Esaltazioni!
Epifanie!
Disperazioni!
Suicidi e grida di animali di dieci anni!
Menti!
Nuovi amori!
Generazione ribelle!
Giù sugli scogli del Tempo!
La benedetta risata autentica nel fiume!
L'hanno vista tutti!
Gli occhi selvatici!
Le benedette grida! 

Hanno dato l'addio!
Sono saltati dal tetto!
Nella solitudine!
Facendo ciao!
Portando fiori!
Giù nel fiume!
Nella strada!
 
Parte tre

Carl Solomon!
Sono con te a Rockland
dove sei più pazzo di me.
Sono con te a Rockland
dove dovrai sentirti ben strano.
Sono con te a Rockland
dove imiti l'ombra di mia madre.
Sono con te a Rockland
dove hai assassinato le tue dodici segretarie.
Sono con te a Rockland
dove ridi per questo umorismo invisibile.

Sono con te a Rockland
dove siamo grandi scrittori
sulla stessa orribile macchina da scrivere.
Sono con te a Rockland
dove la tua condizione è diventata seria
e lo riporta la radio.
Sono con te a Rockland
dove le facoltè del cranio non tollerano più
i vermi dei sensi.

Sono con te a Rockland
dove bevi il tè dal seno delle zitelle di Utica.
Sono con te a Rockland
dove fai battute sul fisico
delle tue infermiere le arpie del Bronx.
Sono con te a Rockland
dove gridi in camicia di forza che stai perdendo la partita
dell'autentico pingpong degli abissi.
Sono con te a Rockland
dove pesti sul pianoforte catatonico,
l'anima è innocente e immortale:
non dovrebbe morire mai empiamente
in un manicomio armato.

Sono con te a Rockland
dove cinquanta altri shock
non restituiranno mai più la tua anima al corpo
dal suo pellegrinaggio verso una croce nel nulla.
Sono con te a Rockland
dove accusi i dottori di demenza e trami la rivoluzione
ebrea socialista contro il Golgota nazionale fascista.
Sono con te a Rockland
dove separerai i cieli di Long Island
e farai risorgere il tuo vivente Gesù umano
dalla tomba sovrumana.
Sono con te a Rockland
dove ci sono venticinquemila compagni rabbiosi
che cantano tutti assieme
le strofe finali dell'Internazionale.

Sono con te a Rockland
dove abbracciamo e baciamo gli Stati Uniti sotto le lenzuola,
gli Stati Uniti che tossisce tutta la notte e non ci lascia dormire.
Sono con te a Rockland
dove ci svegliamo elettrificati dal coma
per gli aeroplani delle nostre anime
che rombano sul tetto sono venuti a sganciare bombe angeliche,
l'ospedale si illumina,
mura immaginarie franano.

Oh smunte legioni correte fuori!
Oh scossa di grazia a stelle e strisce
la guerra eterna è giunta!
Oh vittoria lascia perdere le mutande, siamo liberi!

Sono con te a Rockland
nei miei sogni cammini gocciolando da un viaggio di mare
sull'autostrada attraverso l'America in lacrime,
verso la porta della mia villetta nella notte dell'Occidente.
  
Parte quattro

Santo! Santo! Santo! Santo! Santo!
Santo! Santo! Santo! Santo! Santo!
Santo! Santo! Santo! Santo! Santo!

Il mondo è santo! L’anima è santa!
La pelle è santa! Il naso è santo!
La lingua e il cazzo, la mano e il culo sono santi!

Tutto è santo! Tutti sono santi!
Dovunque è santo! Ogni giorno è eterno!
Ogni uomo è un angelo!

Il deretano è santo come un serafino!
Il pazzo è santo come sei santa tu, anima mia!

La macchina da scrivere è santa,
il poema è santo, la voce è santa,
gli ascoltatori sono santi, l’estasi è santa!

Santo Peter, Santo Allen, Santo Solomon,
Santo Lucien, Santo Kerouac, Santo Huncke,
Santo Borroughs, Santo Cassady,
santo lo sconosciuto sodomizzato e i sodomiti sofferenti,
santi gli spaventosi angeli umani!

Santa mia madre nel pazzo manicomio!
Santi i galli dei nonni del Kansas!
Santo il sassofono gemente!
Santa l’apocalisse bop!
Sante le jazz band Marijuana hipsters peace e Junk e Drums!

Santa la solitudine dei grattacieli e dei marciapiedi!
Sante le mense stracolme di gente!
Santi gli arcani fiumi di lacrime giù per le strade!
Santa la juggernaut (forza suprema)!
Santo l’immenso agnello della classe operaia!

Santi i folli pastori della rivolta!
Chi scava Los Angeles è Los Angeles!
Santa New York, santa San Francisco!
Santa Peoria e Seattle, Santa Parigi,
Santa Tangeri, Santa Mosca, Santa Istanbul!

Santa l’eternità nel tempo,
santi gli orologi nello spazio,
santa la quarta dimensione!

Santa la quinta internazionale,
santo l’angelo del Moloch!
Santo il mare, santo il deserto,
santa la rotaia, santa la locomotiva,
sante le visioni, sante le allucinazioni,
santi i miracoli, santo il globo oculare,
santo l’abisso!

Santo il perdono! La grazia! La carità! Il fato!
Santi i nostri corpi sofferenti!
La magnanimità!

Santa la sovrannaturale, straordinaria,
brillante, intelligente benevolenza dell’anima!



Ed ecco a voi Miss DolamiciziaaHitlersuFacebook

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Alice guarda i gatti e i gatti le dicono ma quanto sei cretina?
Secondo voi di chi sto parlando?
Di Alice Sabatini, la nuova Miss Imbecillecialtronaignorante.
O forse dovrei dire Miss Italia per meglio intenderci (mi chiedo sempre perché fanno ancora trasmissioni stupide come questa).
Un pezzo di deficiente, fulgido esempio di ignoranza italiota, che a diciotto anni davanti alla domanda “in quale epoca avresti voluto vivere” se ne esce fuori con questa risposta:
nel ’42. Sui libri ci sono pagine e pagine, io volevo viverla, tanto so’ donna e il militare non l’avrei fatto e me ne sarei stata a casa.
Non paga della stronzata pronunciata si difende continuando:
non sono riuscita a espormi bene considerando che sono stata la prima a essere intervistata. Non è stata una gaffe in realtà, mi sarebbe piaciuto essere come la mia bisnonna, che è ancora viva e mi parla sempre della Seconda guerra mondiale.


E in sua difesa interviene Vladimir Luxuria (per inciso, da parlamentare all’Isola dei famosi a Miss Italia. Impegno per i diritti dei cittadini LGBT nullo, file not found. I miei più sinceri complimenti.) che dice:
si può dire che non sono state dette le solite banalità durante la trasmissione, quando in genere le miss dicono di augurarsi la pace nel mondo: quella di Alice è stata sicuramente una frase sorprendente.

Di sorprendente nella frase di Miss Parlomapotreianchestarezittacheèmeglioci sono solo due cose: l’ignoranza e la mancanza totale di rispetto verso chi ha subito sulla propria pelle i devastanti effetti del secondo conflitto mondiale.
Tutti, “buoni e cattivi”, nessuno escluso.

Sul serio, qui non c’è solo da prendere Miss Sonounapoverarintronatamentale a calci in culo ma c’è da castigare senza pietà con tante mazze ferrate chi ha allevato questa mancanza di neuroni parlante.
A cominciare dai genitori, perché la mela marcia non cade mai lontano dall’albero, per poi continuare con gli insegnanti.
Ma cosa ha imparato questa cretina a scuola, che la Seconda Guerra Mondiale è stata uno spasso?
Che si ballava tutto il giorno, che nei campi di concentramento si distribuivano giochi e merendine, che hanno sganciato l’atomica in Giappone per garantire a tutti una bella abbronzatura integrale?
Pensa che la stella gialla fosse una app gratuita per gli ebrei e che il triangolo rosa fosse distribuito alle persone omosessuali in vista del Pride nazista di Berlino?
Ma soprattutto, questa fantacogliona pensa?


E ancora di più mi fanno incazzare le giustificazioni buoniste (oh, come odio gli ipocriti buonisti!) che si leggono in giro.
Cose del tipo “è stata solo una gaffe”oppure “ha diciotto anni, i ragazzi si sa come sono”.

Una gaffe?!
Col cazzo che è stata una gaffe, Miss Parlosoloperchèdevodareariaallaboccasapeva esattamente cosa stava dicendo.
È una gaffe come il fatto di avere detto anche che il suo personaggio storico preferito è Michael Jordan?
E chi sarà il suo giocatore di basket preferito, Adolf Hitler per caso?

E per favore, infili la testa nel cesso pieno di candeggina chi continua a dire si sa come sono i ragazzi.
Fanculo, anche io ho diciotto anni ma non mi sognerei mai e poi mai di dire stronzate simili.
Ho un cervello io, non merda di pipistrello avariata dentro la scatola cranica!
E come me ci sono tanti ragazzi e ragazze che si indignano e ne hanno le palle piene di frasi fatte come queste.
Diciamo le cose come stanno: ci sono giovani che valgono (quelli che poi alcuni trattano sempre male dicendo “sembrate vecchi barbosi, non avete ancora il diritto di pensare” e altre cose sui degeneris) e giovani imbecilli che meriterebbero solo di essere presi a vergate dalla mattina alla sera.

Miss Scusatemaquandohannodatoilcervelloeroascaricarelaappcoglionadelgiornoè figlia di una società buonista che ride dell’ignoranza, si foggia di ipocrisia e va avanti a panem et stronzate.
E c’è poco da stupirsi se da questa società nascono tutte le Sabatini, gli Shish e i certi coglioni che poi mandano a puttane il paese.


Sapete cosa farei io?
In primis via per sempre il programma “Miss Italiota” così si risparmiano soldi (perché tra la farfalla di Belen a Sanscemo e questa stronzata le tasse degli italiani che poco si indignano perchètantovabenecosì vengono davvero sprecate in malo modo) e via anche il titolo e tutti i premi a Miss Sesonoimbecillenonèperchèmidisegnanocosì.
Via tutto, anche il diploma, perché la scuola che le ha fatto conseguire quel titolo di studio deve solo vergognarsi.

Infine pretenderei le scuse di Miss Quantoerafigalasecondaguerramondiale.
A capo chino in ginocchio di fronte a tutti i media, un bel mea culpa e che sparisca per sempre dalla circolazione.

E basta dire “tanto i problemi sono altri” perché i problemi sono anche questi e non è ridendoci sopra o sottovalutandoli che la situazione migliora.

(vi lascio con il pensiero dell’Opinionista, che ha scelto una canzone di Ivan Graziani che ben si addice al mio post).

Beatrice Lorenzin: the illusionist!!!

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«Si fanno solo le diagnosi che servono e non quelle che non sono realmente necessarie, l’eccesso costa 13 miliardi che invece potrebbero nel tempo essere redistribuiti nel Servizio sanitario»

Chi lo ha detto?
Sempre lei, ci risiamo, la cogliona colpisce ancora.
Beatrice Lorenzin, che ricordo a tutti i lettori non è medico né ha mai avuto a che fare col mondo della sanità ma si vanta di un bel diplomone di maturità classica (Lorenzin, se ancora rimembri il latino questa è tutta per te: cacat mentula) e nel suo passato lavorativo ha avuto esperienze con Sky, Wind e Alitalia (sarà per colpa sua che è andata a puttane?), eppure adesso fa il ministro della Sanità per volere di Shish.
Perché two cretins è meglio che one.

Allora, che combina l’imbecille?
Siccome secondo lei in Italia si spendono soldi inutilmente facendo esami clinici, perché si sa che curare i cittadini è una gran rottura di coglioni oltre che una spesa, decide di togliere 208 esami pubblici trasformandoli in esami a pagamento.
Ovvero fare l’America senza essere l’America e sulla pelle dei poveri.

Perché, laida testa di cazzo, non siamo quella “bella” confederazione di Stati dove si va avanti ad assicurazioni sanitarie private.
La sanità in Italia è pubblica e deve rimanere pubblica, perché tutti hanno il diritto a curarsi (tutti, italiani e non), mica solo te e la tua cricca di scrocconi di merda che campate sulle spalle degli italiani.
Italioti che secondo me sono proprio cretini perché continuano a mantenervi anche se non vi hanno votato anziché andare a Roma e prendervi a calci in culo.

So che adesso vi domanderete “scusa ma a te cosa ti interessa visto che abiti in Francia”?
Beh, io sono mezzo italiano e questa mia metà si incazza leggendo queste cose.
Non possono essere sempre i soliti a indignarsi mentre il 90% del popolo italiota si accontenta del calcio e della messa della domenica!
L’Italia sta andando avanti a volontariato, a collette alimentari e persino a raccolte punti dei supermercati per aiutare le scuole a comprare il necessario per gli studenti.
Ma dov’è finito il vero orgoglio italiano, quello alla Peppone e Don Camillo?

E così tornando alla Lorenzin, guardare la lista per credere, esami importanti come TAC, RMN, esami del sangue, cure odontoiatriche (e tantissimi altri) diventeranno appannaggio dei ricchi.
I poveri possono anche morire, se non avranno soldi per curarsi.

“Dieci milioni di italiani non possono curarsi come dovrebbero perché non possono permetterselo”. Parte da questo dato l’analisi che Gino Strada ha affidato ad un post pubblicato sul suo profilo Facebook nei giorni in cui impazza il dibattito sull’opportunità dei maxi tagli alla sanità annunciati per dare respiro ai conti dello Stato: “Quanto deve costare la sanità?” si chiede il fondatore di Emergency: “A mio avviso, l’unica risposta intelligente (e carica di giustizia) è: quanto serve, quanto serve per curare al meglio le persone che ne hanno bisogno. Tutte. Idealmente, non un euro in più, né un euro in meno”.

Ma Lorenzin la pensa diversamente da Gino Strada, perché lei è un’illuminata da God (e che ci aspettiamo da una che voleva riproporre le cure riparative per gli omosessuali?).
Quindi meglio un caccia F35 che costa centinaia di migliaia, meglio mantenere “parassiti” come lei e tutti gli altri “minestroni oni oni” piuttosto che garantire (faccio un esempio) a un bambino un esame che magari gli può salvare la vita.
Ma vogliamo scherzare?
Salvare un bambino con un esame, così poi magari cresce e quando è anziano bisogna dargli la pensione?
O aiutare un anziano? Meglio che muore, così si riprendono la pensione che gli davano.
E i disabili? Via anche loro così le misere e pochissime pensioni di invalidità erogate rientreranno nelle pingue tasche dei politicanti.

Brava Bea, o per meglio dire Babbea.
Facciamo così, io ti auguro un bell’accidente di quelli fatti come si deve e ti auguro di non avere un soldo per sottoporti agli esami e curarti.

Lo so che il male non si deve mai augurare a nessuno, ma ci sono sempre le eccezioni.


Italia, omofobo bordello!

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Ve lo ricordate il ddl Cirinnà sulle unioni civili?
Sì, quel testo schifosissimo dove praticamente gay e lesbiche non si vedranno riconosciuto nessun diritto, ma dicasi lo stesso per le coppie etero non sposate (e
quindi, amicissimi etero, c’è poco da dire non ce ne frega niente, perché siamo tutti sulla stessa barca).

Io ero rimasto che si doveva discutere il 28 settembre, ma Renzi (che adesso sta decidendo insieme alla Lorenzin quanti “esami inutili” rendere a pagamento, visto che la salute è diventata un optional) ha scalato al 15 ottobre.
Data sempre spostabile per qualsiasi motivo. Magari su Plutone un alieno piscia storto e quindi si rimanda ancora la discussione di questo decreto legge. 
In compenso, mentre anche la Cirinnà stessa ha allegramente spinto per calendarizzare la discussione delle unioni civili, esce fuori questa bellissima notizia:
dall’area popolare, nella fattispecie da Gabriele Albertini, Carlo Giovanardi e Nino D’Ascola, è arrivato l’ennesimo emendamento: carcere fino a quattro anni per chi accede alla maternità surrogata.
(http://www.lezpop.it/unioni-civili-sempre-piu-lontane-proposti-4-anni-di-carcere-per-la-maternita-surrogata/)

Chi sono i “chi” in questione?
Ovviamente le coppie omosessuali, perché per gli etero la legge non vale.
Con questo direi che non siamo arrivati alla frutta, ma direttamente all’ammazacaffè.
Anzi, all’ammazzacittadini.
Se per caso c’era ancora qualche dubbio sul fatto che l’Italia fosse un paese arretrato, omofobo e incivile, ora ce lo possiamo togliere.

Facciamo una ricapitolazione.
Cosa possono fare le coppie etero? Ecco qui:
-sposarsi, separarsi, divorziare.
-avere figli naturali, attraverso la fecondazione assistita o con la maternità surrogata (le ultime due pratiche previo pagamento in comode strutture private gestite dalle tre scimmiette non vedo, non sento e non parlo).
-adottare un figlio.

Cosa possono fare le coppie omosessuali?
Un bel niente.

Cosa volete che vi dica, che vedo barlumi di speranza all’orizzonte, che sono ottimista?
Non sono affatto ottimista, perché l’Italia è un paese ottuso in balia di pretacci, di ladri, dove l’ignoranza e la pochezza del nostro ceto politico, nazionale e locale ci spingono nel baratro dell’inciviltà.

E Dante aveva ben donde di scrivere: ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!


Sono frocio ovvero la scoperta dell'acqua calda!!!

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Weekend a casa con la famiglia, Etienne è rimasto a Parigi per una di quelle riunioni di ex alunni che in altre circostanze non vedresti mai, ma spinto dalla curiosità di ricordare “come eravamo” e vedere “come siamo” ha deciso di aderire all’iniziativa.

Nel pacchetto tutto compreso ero incluso anch’io ma ho preferito elegantemente defilarmi perché non sono un “animale” sociale, per me tre persone in una stessa stanza sono già una folla (che volete farci è un mio limite) e poi siamo in autunno, tempo di funghi e castagne, il bosco in questa stagione è strepitoso, inoltre mi vedrò con il mio amico/vicino di casa perché è tanto che non passiamo del tempo insieme.

Arrivato a casa provo una fitta al cuore, nonna Bea non c’è più, qui tutto parla di lei... ricaccio indietro la tristezza e mi lascio travolgere dagli abbracci dei miei genitori e da quello del nonno che trovo un pò più invecchiato, senza nonna Bea si sente incompleto e lo capisco, hanno passato insieme una vita intera condividendo tutto e amandosi come il primo giorno.
Passo il pomeriggio con lui, insieme ci occupiamo delle capre (so mungerle) e di sistemare la stalla prima che l’inverno faccia la sua entrata fantasmagorica come una prima donna.

La sera vado dal mio amico, sua mamma mi sommerge di baci (è una donna molto espansiva) prima di lasciarmi raggiungere la stanza di Davide.
Cominciamo a raccontarci cosa abbiamo fatto negli ultimi mesi e ritrovo con piacere quella complicità che ha sempre accompagnato il nostro rapporto fin da quando ci siamo conosciuti all’asilo (almeno così credevo).

Gli chiedo se sabato sera usciamo insieme, una pizza e poi a pattinare sul ghiaccio (a lui è sempre piaciuto) ma invece di accogliere la proposta con entusiasmo come ha sempre fatto in passato evita di guardarmi, quasi imbarazzato anche se non capisco il perché.

Penso che forse ha altri impegni e non vuole dirmelo per non farmi rimanere male, così gli dico che se è già occupato possiamo fare un’altra volta.
Evita ancora di guardarmi e a quel punto gli chiedo cosa c’è che non va e lui mi risponde che so cosa c’è non va, gli dico che non lo so e lui continua dicendo che lo so... a quel punto smetto di scrivere e comincio a parlare usando il linguaggio dei segni e gli chiedo brutalmente: ma si può sapere di che cazzo stai parlando? 

Non possiamo uscire perché tu sei così… mi dice

Così come ? Così bello, così intelligente, così stronzo… esplicati una volta per tutte.

Sei frocio hai capito adesso?

Attimo di perplessità… sono frocio… ma dai, non lo sapevo, grazie di questa tua illuminazione e allora? Lo hai sempre saputo, eri tu che mi indicavi i ragazzi  che secondo te erano più carini, anzi a volte ho fortemente dubitato della tua eterosessualità, adesso dove sta il problema? Guarda che ero frocio anche quando ti passavo le versioni di latino o il compito di matematica...
Fuori la verità, dimostra di avere gli attributi di dirmi in faccia quello che pensi veramente.

Così mi informi che adesso esci con Helena.
Ricordi Helena vero? mi chiede.

Certo che la ricordo, chi non si ricorda della passera scopaiola della scuola (forse l’orso che si svegliato dal letargo), quella che non ti filava.
Ora dici che le cose sono cambiate, che il passato non conta... (sarà ma per me conta eccome), continui dicendo che frequenti i tipi giusti, quelli che nella vita contano qualcosa, quelli che possono aprirti molte porte, che io sono per te fonte di imbarazzo, che devo cercare di mettermi nei tuoi panni e capire il tuo disagio, non puoi farti vedere in giro con uno come me, hai una reputazione.

Reputazione... ma di quale reputazione parli? Tu non hai una reputazione a parte quella dello sfigato.
Mettermi nei tuoi panni e capire il tuo disagio... Nei tuoi panni di falso, ipocrita, bugiardo e meschino non mi ci metto perché mi mancherei di rispetto e in quanto a capire, capisco che i pezzi di merda come te meglio perderli che trovarli e se poi hai rimosso certi particolari dalla tua mente, voglio ricordarti che i "tipi giusti" con cui esci adesso sono gli stessi che ti hanno bullizzato. Sei davvero uno STRONZO colossale.

Vai, vai con i tuoi amici giusti, vai con la passera scopaiola, questo frocio non ha bisogno di amici bastardi come te, questo frocio ti manda cordialmente a fanculandia con un biglietto di sola andata, l’unica cosa di cui mi rammarico e aver perso tempo dietro a te, tempo che avrei potuto impiegare in altro modo.

Cordialmente il frocio!





Alla faccia!

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Se scrivo questo post lo devo solo a mia suocera, che per rilassarsi dopo giornate di duro lavoro la sera si concede anche programmi leggeri.
Una di queste sere le è capitato di seguire una replica di un programma tv che parla di abiti da sposa (dite che secondo voi mi immagina con l’abito bianco?) e ha provveduto a farmi una bella segnalazione via mail per la rubrica queer per il sociale.

La segnalazione riguarda una sposa VIP, tale Naulila Diogo figlia di un ministro dell’Angola.
L’Angola è uno stato dell’Africa centrale dove si è appena conclusa una micidiale guerra civile che ha ucciso tantissime persone. 

Come dice la pagina Unicef:
L'Angola ha ritrovato la pace, ma almeno un milione e mezzo di persone sono morte nel conflitto e altri quattro milioni di angolani sono stati costretti ad abbandonare i propri villaggi. In molti villaggi le case, le baracche, le scuole sono ancora ridotte in rovina, e intere aree permangono inaccessibili a causa delle mine sparse ovunque.
La mortalità infantile è a livelli altissimi (l'Angola è al terzo posto in questa triste graduatoria mondiale) e così lo sono anche i tassi di malnutrizione di analfabetismo.
L'UNICEF considera l'Angola uno dei paesi di massima priorità e ha in corso nel paese numerosi programmi di aiuto allo sviluppo. 

Tutto chiaro?
Bene, miss Naulila Diogo un bel giorno vola dall’Angola fino a New York per raggiungere una rinomatissima boutique di Manhattan e comprare tutto il necessaire che si è fatta fare su misura per il matrimonio.
Il necessaire comprende: 9 abiti da sposa solo per Naulila (ma a noi mortali è concesso sapere solo il prezzo dei primi due), sei abiti da damigella, un abito per la madre, scarpe e accessori vari.
Tutti firmati, tutti arricchiti con Swarowsky per non essere pezzenti.

bambina dell'Angola che ha bisogno di aiuto

Naulila Diogo e uno dei suoi abiti del cazzo da 30.000 dollari

Questa è solo una parte della spesa:
-100.000 dollari per gli abiti delle damigelle
-30.000 dollari per il primo abito da sposa
-25.000 dollari per il secondo abito da sposa
-30.000 dollari per il vestito della madre
-30.000 dollari di accessori
-5.000 dollari di velo a cattedrale
-500 dollari (che miseria, vero?) per la veletta

Totale? 220.500 dollari.
Che se poi ci aggiungiamo gli altri sette abiti di Naulila, il party, l’addio al nubilato e al celibato, la cerimonia, gli addobbi e tutti i cazzi vari sicuramente si tocca il miliardo di dollari.
(che spreco di soldi! Quando io e Etienne ci sposeremo andremo in comune, ci giureremo amore eterno e basta. Niente spese, niente fronzoli, niente cazzate).

Poi cosa leggo, sempre in giro per il web?
Queste due cose:

La situazione sociale in Angola è precipitata negli ultimi venti anni di guerra civile. 
I bisogni sociali sono altissimi, specialmente per i profughi e gli orfani di guerra. 

L’Angola, porzione congolese dell’Africa finita sotto il dominio portoghese in epoca coloniale, si è affermato negli ultimi anni come produttore petrolifero e gode di un notevole boom economico.
Tuttavia il governo rimane affare di un regime senza concorrenti e parecchio corrotto, tanto da accentrare su una piccola élite i benefici della ricchezza petrolifera.
Dalla figlia del presidente che è divenuta titolare di una holding internazionale che controlla società telefoniche e istituti di credito in Africa come in Europa, alla figlia del ministro che più modestamente sciala cifre da inchiesta per il matrimonio, la classe dirigente angolana sembra aver perso completamente di vista le esigenze di una popolazione che rimane mediamente afflitta dalla povertà e sempre più scontenta di come le ricchezze ricavate dal sottosuolo sono poi spartite in superficie.

E poi che succede?
Che a essere invasi fino alla nausea di sms, mail e campagne pubblicitarie per aiutare l’Angola (e tanti altri paesi fra cui sono certo che tra poco finirà pure l’Italia che di poveri ne ha tanti ma il governo di Shish se ne sbatte le palle) sono i soliti poveri cristi di cittadini del “beato mondo occidentale”.
Magari è il disoccupato, la mamma single, il papà che non sa come sfamare i figli perché è stato licenziato, il pensionato che deve scegliere fra cibo e cure mediche (ora grazie a Lorenzin troia non si porrà nemmeno il problema, allegria e gioite!).

E Naulila?
Naulila un cazzo, a lei tanti applausi e confetti.
Le avrei tirato sassi se fossi stato un suo concittadino, altroché!

E in virtù di questa storia mi sento di dire che mi sono rotto i coglioni del fatto che i cittadini UE  vengono chiamati razzisti perché non hanno sempre i soldi per fare le varie donazioni.
Perché piuttosto che tartassarci con tutte queste campagne martellanti le varie autorità del caso non vanno a prendere le varie Naulina e le obbligano a fare qualcosa di concreto per il loro paese?



E quando la morale è la sua spada...

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L’Opinionista, blog rubrica a cura di Melinda Santilli.

Ipocrisia portami via.
Vi ricordate il post di Xavier sulla legge contro la maternità surrogata e la calendarizzazione a data da definirsi del decreto Cirinnà?
Okay, ho avuto la brutta idea di condividerlo su Gplus, ogni tanto sono scema anche io.
Più che altro volevo avere un riscontro dalla fin troppo dormiente comunità LGBT italiana, che sembra composta da ghiri e tapiri.

E il riscontro è arrivato da parte di tale Silvy, una lesbica ignota che non scrive mai se non quando deve “dire la sua” (e ovviamente, avere ragione).
Là dove dissi l’Italia è un paese incivile, l’arpinate bis attacca con la sua filippica che avrebbe fatto scendere le palle anche a Catilina.

“Sì, l'Italia è un paese civile.
Ci sono problemi da risolvere, ci sono diritti già acquisiti ed altri che ancora devono esserlo.
Il fatto che una persona al governo si comporta come uno stupido e nessuno può eliminarlo è un esempio di civiltà!

Non ho detto la scienza è sbagliata. Ho detto che ci sono delle cose per la quali bisognerebbe darsi un limite ed accettare un po' di più la condizione umana, nei suoi pregi e nei suoi difetti (mancanze).
Del resto, ammetto che ci sono state persone che se ne sono fregate del mio senso della morale e hanno contravvenuto la legge. (scusate, mi permetto un commento a caldo: o questa fa Dio di cognome, o fa Mussolini. In ogni caso mi preoccupo).
Adesso, grazie a loro abbiamo conoscenze più precise del corpo stesso, delle malattie e del mondo intero. Resto comunque della mia idea. Se questo è essere ipocrita, ben venga.

In quanto lesbica ho i tuoi stessi limiti, non è che a me hanno fatto una legge speciale. Tu credi che sia semplice per me accettare di non poter avere figli (in quanto non accetto il discorso dell’adozione, di utero in affitto o fecondazione assistita o ogni metodo non naturale)?
Credi che il mio senso di maternità sia semplicemente svanito?
Credi che davvero il mio senso di civiltà e il mio grado di ipocrisia sta solo nel non volere una legge contro la mia morale?
Semplicemente accetto questa cosa come legge naturale alla quale nessuna persona umana potrà mai rimediare. E cerco di vedere il positivo nel resto.”

Anche se non le ho, le mie palle virtuali sono rotolate sul pavimento insieme a quelle di Catilina.
Ma davvero, cosa devo rispondere a una così?
Devo stringerle la mano e dirle “complimenti, sei un imbecille”?
In primis, come si fa a dire che viviamo in un paese civile, dal momento che in Italia non si rispetta la Costituzione e non tutti i cittadini godono degli stessi diritti?

Il fatto che abbiamo stupidi al governo è un esempio di stupidità e di mancanza di responsabilità civile, perché il lassismo porta a un cattivo governo.
Chi ha votato Renzi e i menestrelli? Gli stessi che non scendono in piazza e hanno la stessa opinione di Silvy.
Degli imbecilli, appunto.

Ma la migliore è la questiona scientifica (cui si aggancia la questione omosessuale e genitoriale).
Io detesto senza pietà le persone che si comportano come Silvy, che vanno in giro a gridare come oche padovane “la scienza è un male, la scienza è eresia, bisogna mettere i paletti” e poi appena stanno male o hanno bisogno di un aiutino particolare allora ecco che corrono anche in capo al mondo pur di avere al loro servizio mamma scienza.
Come Bossi che per comodità sua ha esteso la Padania fino in Svizzera.



E detesto anche chi come Silvy sbandiera la sua omosessualità ma poi non la accetta e si trincera dietro querelle stupidissime come “non capisci niente di me e del mio desiderio di maternità”.
Vorrei far presente che esistono tante coppie LGBT, anche italiane, che non si sono fatte problemi ad avere figli.

Ma perché Silvy si fa problemi?
Ecco qua la risposta:
Credi che davvero il mio senso di civiltà e il mio grado di ipocrisia sta solo nel non volere una legge contro la mia morale?
Semplicemente accetto questa cosa come legge naturale alla quale nessuna persona umana potrà mai rimediare.

Da schietta osservatrice del mondo posso dire che di persone che pensavano che la loro morale fosse la sola cosa giusta ce ne sono state tante ed è soprattutto grazie a loro se siamo andati a rotoli.
Il punto vero della questione è il seguente: il senso di bene comune dove se ne è andato?

Perché con la mia morale, quella di Silvy e dei singoli si può fare una sola cosa.
Via per lo sciacquone e tirare l’acqua come se non ci fosse un domani.
Se davvero siamo in un paese civile (ma chi ci crede più a questa panzana?) le leggi, quali esse siano, devono valere per tutti.
La scienza deve essere al servizio di tutti.
Tutti devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri.
O tutti o nessuno.

Questa, a casa mia, è la vera civiltà.

E voi che ne pensate?
(intanto vi lascio coi Nomadi)

Pronto Vale sono Shish...

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Che lo sport non sia più quello di una volta è evidente.
C’è corruzione, doping, gare truccate, premi discussi, atleti senza fisico...
E ci sono anche i calci.
O meglio, c’è il calcio che Valentino Rossi ha dato a Marc Marquez a Sepang.

Il motivo sembra dovuto a una rivalità fuori e in pista fra i due piloti, “aggravato” da una serie di “scorrettezze” che entrambi i piloti avrebbero commesso in pista.
E va bene, ci può stare una bella litigata fra rivali.
Non ci sta un calcio dato per far cadere l’avversario a un passo dalla fine.
E non ci sta per un sacco di ottimi motivi.
Perché è stupido, scorretto, infantile e antisportivo, tanto per cominciare.
Perché è la dimostrazione che l’umiltà, una delle prime regole dello sport, se ne è andata in vacanza con un biglietto di sola andata.
Perciò ben venga l’ammenda di Rossi che dovrà partire ultimo a Valencia, anche se per me poteva essere pure squalificato senza tanti complimenti.

Ciò che invece non ci sta nemmeno a voler quadrare il cerchio è la telefonata dal Perù (naturalmente a spese degli italiani) di Shish alias Matteo Renzi che dà il suo sostegno e quello della nazione a Valentino Rossi.
È l’ennesima riprova di un Premier incompetente e buffone che dovrebbe andare a raccattare le cartacce in strada anziché occuparsi di un paese (l’Italia) che sta andando in malora.

Anziché telefonare a Rossi, mister Shish poteva:
-cercare di capire perché l’Italia va sempre più in merda;
-occuparsi delle finanze disastrate del suo paese;
-sistemare qualche scandalo (come quello dell’Anas, tanto per citare uno degli ultimi)...

E tante altre cose utili che se adesso le elenco tutte stilo una lista che arriva fino a Plutone andata e ritorno.

Ma concentrandoci sulla telefonata, Shish poteva usare il telefono per chiamare ogni disoccupato, ogni cittadino LGBT, ogni invalido, ogni pensionato, ogni vittima della malasanità, ogni donna costretta a scegliere tra famiglia e carriera, ogni persona onesta finita con le pezze al culo grazie al malgoverno di tanti incapaci come lui e dire:

caro cittadino/a ti chiedo umilmente scusa a nome mio, di tutti i coglioni che mi hanno preceduto e di tutto il mio entourage di ministri deficienti perché per colpa esclusivamente nostra sei costretto a vivere una vita non dignitosa.
E perciò non ti do il mio sostegno, ma giuro che mi farò il culo a capanna per cambiare la situazione.


Così ci stava.


I toni della depressione

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Avviso: questo post contiene spoiler cinematografici. Di solito non lo faccio mai ma questa volta è necessario ai fini del post.

Finalmente ieri serata cinema (o come la chiamo io serata sottotitolo), dopo tanto tempo io e Etienne eravamo soli e potevamo vederci un film in pace.

Io volevo guardare “In ordine di sparizione” di Hans Petter Moland (perchè ovviamente non si possono guardare film dell'orrore, perchè Etienne si turba), ma Etienne attacca col solito refrain: siamo gay tesoro, perché ogni tanto non guardiamo un film gay?
Ero tentato dal rispondergli okay siamo gay però che palle fare solo cose gay, ma siccome mi guardava con un’aria da cane bastonato questa volta lo lasciato vincere.

E così guardiamo I toni dell’amore – Love is strange di Ira Sachs con Alfred Molina e John Lithgow.
Ira Sachs per chi non lo sa è nato in Tennessee da famiglia ebrea, è gay ed è un regista già noto per una lunga serie di film indipendenti gay trasmessi per lo più negli Stati Uniti.
Il film è stato classificato come commedia (tranne Wikipedia che questa volta merita un bell’applauso per avere indovinato il giusto genere, cioè drammatico).
Dopo avere visto il film penso che chi lo ha definito commedia deve essersi fumato un cannone oppure ha visto un altro film.


Trama: Ben e George stanno insieme da 39 anni, e dopo l'approvazione dei matrimoni gay nello stato di New York, possono finalmente sposarsi.
La notizia del loro matrimonio giunge alla scuola cattolica dove George lavora come direttore del coro e viene bruscamente licenziato, anche se tutti a scuola (docenti, alunni e genitori) sapevano che era gay e conoscevano Ben.
Come però spiega il direttore un conto è stare nell’ombra, un conto è essere sposati e dare scandalo.
Non potendosi più permettere il loro appartamento a New York City, Ben e George devono trovare una soluzione e vivere separati.
Mentre sono alla ricerca di un nuovo appartamento George va a vivere con i vicini di casa (una coppia di poliziotti gay) mentre Ben viene ospitato dal nipote Elliot, che vive a Brooklyn con la moglie Kate (una nevrotica all’ennesima potenza) e loro figlio Joey, un adolescente problematico.
I due sono costretti a vivere separati e i disagi aumentano di giorno in giorno specie quando Ben cade dalle scale (era andato sul tetto per dipingere su invito di Kate), si rompe malamente un braccio e il medico gli diagnostica anche una grave disfunzione cardiaca che dovrebbe essere celermente curata.
Quando finalmente George trova casa (attraverso un gran colpo di fortuna, ovvero un fortuito incontro a una festa con un ragazzo che deve andare a lavorare in Messico e quindi mette in affitto la sua casa) e tutto sembra mettersi a posto, ecco che Ben muore.
Il film si chiude con Joey che porta a George l’ultimo quadro incompiuto di Ben e si scusa per non essere stato presente alla funzione funebre.

Stop. Tutto qui.
E questa me la chiamano commedia.
Anzi, ho letto pure in giro commenti come questo: un vero toccasana in questo periodo storico imbevuto di catastrofi ambientali, tragedie famigliari e troppi litigi istituzionali.
Meno male che è un toccasana, altrimenti c’era da darsi mazzate sulle palle tanto per tirarsi su il morale.

A me questo film è sembrato una ripresa di due film del passato, "Cupo Tramonto" di Leo McCarey e "Buon Natale, Buon Anno" di Comencini, dove le coppie dei film sono costrette a vivere separatamente e accontentarsi di vedersi quando ne hanno l’occasione.
Il film non è un dramma, è una tragedia.
Giuro, volevo farmi una flebo di caffè per restare sveglio e non spegnere subito il lettore blu ray.

E mancavano pure dei pezzi che sono sta evidentemene tagliati (chissà perchè)!
A parte la famosa scena del trailer dove i protagonisti si danno un tenero bacio sulla scala mobile della metropolitana dopo avere incrociato un gruppo di ragazzi (nel quale c’era un’altra coppia gay), quando e come muore Ben?
Ho capito che la scena sfumata dell’ingresso della metropolitana dovrebbe suggerire che forse è morto lì, ma non si è dato spazio al momento.
Ben è morto, basta. Nessuna reazione, nemmeno da parte di George.
Un momento forte che poteva dare molto alla pellicola è stato totalmente alienato, anzi è diventato un’ellisse cinematografica.

Un appunto anche sul titolo: che cazzo c’entra con il film?
Non so, forse era meglio qualcosa del tipo Tragedia post matrimonio oppure Morte annunciata di un amore.
Così, giusto per definire meglio l’idea di pellicola che aspetta il povero spettatore.

L’unica cosa evidente è che Sachs dice la sua sulla Chiesa cattolica e non si lascia convincere dalle dichiarazioni di presunte aperture che vengono dal Vaticano (quali aperture, mi chiedo poi).
Posso dire che il momento più forte del film è forse il testo di una lettera inviata da George ai suoi ex allievi trasformando così un'opera fin troppo calma e depressiva in una sorta di mezzo j’ai accuse che ovviamente non viene gridato ma è pacato come tutto il film.

Qual è il messaggio che passa?
Come quasi tutti i film LGBT che sono delle poiane assolute (prendo in prestito questo termine dalle lesbiche, ragazze grazie per averlo coniato perché noi gayetti siamo limitati. Viene usato per indicare film a tema LGBT che finiscono malissimo e sono accompagnati da quel non so che di volutamente stronzoda parte del regista in questione) anche qui arriva un bel messaggio negativo che si può riassumere così: gay e lesbiche di tutto il mondo, non sposatevi altrimenti ve ne faranno di tutti i colori.

E meno male che Sachs è gay, altrimenti mi preoccupavo!
Figuriamoci se si poteva fare un film serio, che affronta argomenti forti ma che magari per una cazzo di volta va a finire bene.
No, certo che no.
Sei gay, sei lesbica? Allora soffri, soffri e soffri.
Ma vaffanculo!

Che poi sono state le stesse parole che ho scritto a Etienne su un bel foglio alla fine del film.
Ho preferito scriverle piuttosto che usare il LIS, così tenevo le mani impegnate perché in quel momento la voglia di tramortirlo di sberle era tanta.

E comunque la prossima volta il film lo scelgo io, Etienne, piuttosto ci vediamo il buon vecchio Boris Karloff.


La linea dell'orizzonte

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Lacrime sugli argini
delle palpebre,
dense di nebbia e silenzio,
fredde torri
restano orfane.

All’eterno ritorno
lascio il tempo
del calmo vivere,
dove il silenzio
non si racconta,
nel suo vivido pulsare
riempie lo spazio.

Non attendo inerme
la linea dell’orizzonte,
il cielo terso dopo la pioggia,
improvviso allucinante abbaglio.

Divento respiro,
il vento tra le labbra
immobile pazzia
inquieto vorticare
impudico dono
di eccitati sensi
che oscura la ragione.

(Xavier Queer 2015)

Oggi piangiamo i nostri morti!

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Ciao a tutti,
grazie a chi mi ha scritto per sapere come sto. Per fortuna io e Etienne in questo fine settimana non siamo a Parigi, quindi siamo lontani dalla tragedia avvenuta in città.
Questo però non significa che non sia incazzato nero per questa strage e lo scenario spaventoso che viene mostrato in televisione.

Isis= vigliacchi bastardi figli di puttana che usano il terrore per spandere una non ideologia basata sulla morte e sulla paura in nome di un dio del cazzo che nemmeno esiste.

Dopo altri morti, 127 per essere precisi, e feriti a non finire.
Dopo altra paura, dopo Parigi dilaniata e sotto assedio, mi sento di dire BASTA.
Al fuoco si risponde col fuoco, non funziona cercare una linea diplomatica né porgere l’altra guancia.

Proprio come scrisse Oriana Fallaci, questa gente è subdola, pericolosa, ci stanno islamizzando e non possiamo chinare il capo pensando di ragionare con persone intelligenti.

Mi aspetto che il Presidente Hollande usi il pugno di ferro e che l’UE decida di adottare una linea davvero efficace contro questi infami.

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